“Le politiche sanitarie e il piano di riordino ospedaliero stanno dimostrando in che stato di confusione si trova il governo regionale, causa di un conseguente impoverimento della Puglia”. Con queste parole, il coordinatore provinciale Antonio Gabellone, ha aperto la conferenza stampa di questa mattina presso il circolo cittadino alla presenza dei rappresentanti regionali e provinciali del Pdl
Impoverimento e disomogeneità tra i punti cruciali ai quali gli esponenti pidiellini vogliono far fronte. La soppressione dei punti nascita, argomento scottante di questi giorni, non è stata distribuita equamente dal nord al sud della Puglia. Un punto nascita ogni 120mila abitanti in provincia di Bari, uno ogni 160mila abitanti nel Salento. E’ una denuncia corale che il Pdl muove contro il governatore Vendola per non penalizzare ulteriormente il territorio salentino, “per questo a partire dal prossimo Consiglio provinciale – ha dichiarato Antonio Gabellone – denunceremo una situazione così disparitaria anche agli esponenti del centrosinistra, che non possono non comprenderne l’emergenza”.
La “lotta” tra centri ospedalieri che si contendono i punti nascita è già in atto, Gallipoli, Casarano e Scorrano da tempo cercano di salvaguardare l’esistenza dell’unico punto nascita per la parte sud della penisola salentina, oltre al Fazzi di Lecce. La distribuzione si presenta talmente disomogenea da non garantire la copertura dei servizi minimi essenziali, secondo gli esponenti del Pdl, non solo per i punti nascita. Resta infatti difficile per gli abitanti di Leuca raggiungere il più vicino nosocomio anche per gli ordinari controlli o ricoveri, mentre diventa impossibile salvare una vita in situazioni di emergenza.
“Contestiamo e contrastiamo tutta la manovra che Vendola ha attuato in Puglia in questi sette anni, costituita da tagli e penalizzazioni”. Più incisivo il capogruppo regionale del Pdl Rocco Palese, ha ribadito il concetto della proposta alternativa della minoranza di Governo, “un vero e proprio contro piano”, secondo il quale non si sarebbero chiusi i sei ospedali che il piano Vendola intende chiudere nel Salento, tantomeno i 21 totali della regione. La proposta alternativa era trasformare i nosocomi in “esubero” in ospedali territoriali che consentissero di avere dei mega distretti socio sanitari. Riducendo la spesa per beni e servizi dell’1 per cento, si sarebbero reperiti i fondi necessari alla trasformazione dei piccoli ospedali che per Palese rappresentano un patrimonio pubblico, tecnologico e professionale.
Invece negli ultimi sette anni, secondo il capogruppo Pdl, si è assistito alla penalizzazione dei meno 1400 posti letto, ai mancati investimenti in altri reparti per nuove discipline, alla disattivazione di quasi tutti i consultori familiari e a nessuna possibilità di intervento rispetto alle lunghissime liste d’attesa anche per interventi minori. “A questo, si aggiungano le tasse per far fronte ad un sistema allo sfascio per un miliardo e mezzo di euro in più. Risultati che continueremo a contrastare votando contro ogni provvedimento. Se le nostre iniziative fossero state attuate sette anni fa avremmo avuto grande assistenza specialistica nei confronti dei cittadini, avremmo potenziato i piccoli centri facendoli funzionare con i day ospital, con i posti letto rene , con la lungodegenza, con la sezione oculistica che oggi in Puglia conta 4 mila persone in lista d’attesa per l’intervento alla cataratta. Se anche oggi, il governo Vendola si rendesse conto che il contro piano proposto dall’opposizione fosse l’unico possibile per la salvaguardia del sistema sanitario, non avrebbe le risorse per attuarlo, secondo Palese, “è stato perso del tempo prezioso per il ripristino di una sanità efficiente e al servizio dei cittadini, che fu il cavallo di battaglia del presidente Vendola nel corso della sua ultima campagna elettorale”.