L’Autogestione Duca D’Aosta nei giorni scorsi ha incassato un’importante vittoria: l’Aqp è stato condannato a pagare 3.720,00 euro per aver staccato l’acqua ai condomini, più gli interessi, le spese processuali e gli onorari dei legali: lo ha stabilito il giudice di pace, l’avvocato Nicola Brunetti.
Il giudice ha stabilito che qualora esistesse un credito, lo stesso andrebbe azionato nelle forme di legge e non inserendolo in bolletta sotto la voce «quota per addebito per transazione». Questa formula aveva fatto andare su tutte le furie gli utenti che hanno deciso di interrompere i pagamenti, a loro parere, non dovuti.
I condomini dell’Autogestione avevano versato inconsapevolmente 23 rate,
senza, tuttavia, aver mai stipulato alcuna transazione con AQP.
L’unica transazione è stata stipulata tra AQP e l’Istituto Autonomo Case Popolari, che amministrava e gestiva gli immobili, compresi quelli dell’Autogestione Duca d’Aosta, risultando pertanto, la predetta transazione non opponibile alla stessa Autogestione. Secondo il Giudicante il comportamento tenuto da Acquedotto Pugliese S.p.a. non solo costituisce responsabilità contrattuale, ma determina anche un danno non patrimoniale e forse anche propriamente morale
A Squinzano, per esempio, qualche mese fa, le case popolari erano rimaste a secco, perché l’Acquedotto aveva deciso di interrompere la fornitura fino al pagamento totale degli importi: solo l’intervento del Comune, con un’ordinanza urgente, emessa nello stesso giorno, ha scongiurato problemi di ordine pubblico.
Per il responsabile dell’Autogestione Duca d’Aosta, Giordano Bacile, si tratta di «un’ importantissima ‘sentenza guida’, che potrebbe avere riflessi anche su altre situazioni, come quella della 167 di Lecce».
Le autogestioni nascono in seguito a una legge regionale che trasferisce la gestione di determinati servizi in capo ai condomini delle case popolari: in pratica, se prima lo Iacp stipulava il contratto con Aqp, per l’erogazione del servizio idrico, oggi il contratto viene stipulato con l’Autogestione, cioè direttamente con i condomini.
L’oggetto della discordia tra le autogestioni e l’Acquedotto è il periodo di “vacatio”, ovvero il tempo che intercorre tra la cessazione dei vecchi contratti con lo Iacp e la stipula dei nuovi contratti con i condomini: non essendoci il contratto nel periodo scoperto, non è chiaro quanto e chi debba pagare, ma l’Aqp ha provveduto ugualmente ad addebitare le cifre sulle nuove bollette. Bacile spiega la vicenda, ma avverte che la battaglia non è finita: «Molto probabilmente l’Acquedotto farà ricorso, ma questa è già un’importante vittoria. Intorno alla fine del 2006, inizio del 2007, lo Iacp comunica ai condomini di aver disdetto il contratto. Ma dal momento in cui questi contratti sono stati disdetti, fino alla stipula di quelli nuovi (nel caso di Squinzano sono stati stipulati nel 2008) c’è un periodo di vuoto in cui o non si è pagato o si è pagato parzialmente. Nel 2010, sulle nuove fatture, viene inserita la voce “quota in addebito per transazione”, senza giustificare in maniera dettagliata le somme: non sappiamo quale è la lettura del contatore in quel periodo, quindi, non c’è certezza sulle somme da pagare. I condomini non sapendo a cosa si riferiscono queste somme, hanno smesso di pagare, anche perché alcuni erano condomini che non abitavano quelle case nel periodo di “vacatio”. Nonostante le contestazioni degli utenti, l’Aqp ha sospeso il servizio idrico, ma per fortuna i sindaci di Lecce e Squinzano hanno rispristinato il servizio».
L’avvocata Sandra Zappatore, dirigente dello Iacp, ha commentato la sentenza: «Non conosco il dettaglio della sentenza, né come si è sviluppata, perché lo Iacp non era in causa, ma mi sembra giusto che le Autogestioni chiedano chiarezza sugli importi effettivi da pagare. Il principio è che gli inquilini devono pagare i servizi, ma per consentire loro di pagare, devono essere comunicati gli addebiti nel dettaglio. Tutto questo non significa che l’acqua non debba essere pagata, ma è necessario che l’Aqp, prima di chiedere dei soldi, specifichi bene a cosa a quale periodo si riferiscono i consumi, indicando i dettagli degli importi. Non vanno bene gli importi forfettari».
Gaetano GORGONI