In questi giorni continuano a emergere indiscrezioni e dichiarazioni sullo scontro interno al Pd e sulle polemiche scatenate dal ritorno in scena di Sandro Frisullo. I dirigenti democratici hanno preso le distanze da questa uscita dopo tre anni di silenzio.
Intanto, l’ex numero due della Regione Puglia sembra non aver digerito le esternazioni di Sergio Blasi: «Non regge il confronto politico e la mette sul piano giudiziario: il che significa irrevocabilità di giudizio politico, ma lui non è la Cassazione della politica».
Nei giorni scorsi anche il presidente di «PugliaFutura», associazione creata da Frisullo, il prof. Egidio Zacheo, ha parlato di «segreteria debole», riferendosi al segretario regionale e allo scontro con Emiliano, e di caos interno al partito. L’ex vicepresidente della Regione Puglia, finito nel vortice giudiziario barese, si è confidato con alcuni amici: «Blasi si è trasformato nella Cassazione della politica, ma avrei più di qualche argomento per ridimensionarlo e ridicolizzarlo».
Il problema dei dirigenti del Pd, secondo Frisullo, è che si sono chiusi a riccio di fronte a una domanda di cambiamento, «perché pensano che sia un attacco contro di loro». L’ex leader maximo del Pd critica il caos che c’è all’interno del partito e chiede che si apra un confronto: «Temono che nel confronto le loro tesi possano essere sconfitte, allora passano agli anatemi e ai giudizi irrevocabili. Pensano di uscirsene criminalizzando chi non la pensa come loro, ma io, al contrario di loro, ho la forza delle idee».
Frisullo è stato chiamato in causa dalla vecchia guardia del Pd, lo ha confidato lui stesso, lontano dai riflettori: «Non voglio nessuna carica istituzionale, voglio solo dare una mano, perché qui tutti mi dicono che non si capisce nulla. La situazione è anarchica all’interno dei democratici: c’è malessere, grande malumore. I dirigenti sembrano incapaci di mettere ordine».
Sulla “guerra” tra Emiliano e Blasi era già intervenuto il prof. Zacheo: «Una segreteria autorevole avrebbe cacciato il sindaco di Bari, il giorno dopo le sue esternazioni populiste, o avrebbe comunque fatto ordine».
Sulla stessa lunghezza d’onda Frisullo, che confida agli amici quello che ci sarebbe sotto: «Il presidente regionale del Pd e il segretario Blasi si stanno giocando una partita a prescindere dalla politica: entrambi vogliono fare i presidenti della giunta regionale dopo Vendola e, quindi, il rapporto tra i due è avvelenato, ma non sulle idee politiche, bensì dalla guerriglia personale per le poltrone. Alcuni si sentono già in campagna elettorale».
PugliaFutura è molto critica anche nei confronti del segretario provinciale Salvatore Capone: Zacheo aveva chiesto di azzerare tutto. Frisullo interviene, lontano dai riflettori, anche su questo tema: «Qualsiasi altro segretario si sarebbe dimesso, dopo quello che è successo a Lecce, ma qui ognuno gioca pro domo sua». Il segretario provinciale dei democratici si tiene stretta la segretaria «per potersi garantire una buona postazione regionale o in Parlamento», secondo l’ex numero due della Regione.
Parole dure anche per il governatore Vendola: «Ora che è finito sotto inchiesta e rinviato a giudizio, viene fuori un’altra favola dei moralisti a rate, alla Vendola, fustigatori dei peccati altrui, ma per se stessi si assolvono. Omnia munda mundis, tutto è puro per i puri, ma quello che mi stupisce è che la grande stampa lo abbia assolto e trattato diversamente dagli altri. È coperto dal punto di vista mediatico, ma c’è un grande problema di coerenza: avrebbe dovuto rassegnare le dimissioni e poi le avrebbe potute ritirare, almeno per forma».
Per Frisullo, il governatore della Puglia è «la legge prima della legge», perché dice di essere vittima delle calunnie della Cosentino e viene creduto a prescindere. Sulle sue vicende, l’ex numero due della Regione sussurra: «Quando tornerò non la manderò a dire a nessuno: ho scelto il giudizio abbreviato per fare prima».
Se i giudici baresi saranno celeri, i conti interni al Pd saranno regolati con i colpi taglienti delle parole di chi un tempo è stato il leader indiscusso dei riformisti salentini.
Eliana Degennaro