Per loro è stato il giorno in cui portare sotto gli occhi di tutti, nel cuore della città, il disagio e i rischi legati al proprio posto di lavoro. Hanno manifestato in Piazza Sant’Oronzo, stamattina, i dipendenti della Monte dei Paschi di Siena di Lecce, contro il piano industriale varato a fine giugno e che prevede
la completa razionalizzazione dell’assetto del gruppo con incorporazione delle controllate e chiusura di 400 filiali entro il 2015. Tradotto, vuol dire che il personale dovrà essere ridotto di 4.600 unità, considerate in esubero. Di queste, ben 400 sono salentine. I vertici aziendali hanno rassicurato sul fatto che non si tratta di licenziamenti, ma il personale dovrebbe essere assorbito da società esterne, a cui affidare soprattutto i servizi di back office.
Per la Banca senese, la più antica d’Italia, questo serve a ridurre i costi operativi di 565 milioni di euro, motivo per cui il cda ha approvato il piano Industriale 2012-2015, prevedendo un utile netto consolidato di 630 milioni di euro a fine periodo.
Per i sindacati presenti al sit in, invece, questo significa scaricare su altri soggetti terzi, non ancora- a quanto è dato sapere- individuati, l’onere di futuri licenziamenti. E questo nonostante sia stato deliberato l’aumento del capitale fino a un miliardo e nonostante il Governo interverrà a sostegno della Banca, sottoscrivendo nuovi strumenti finanziari simili ai “Tremonti Bond”, fino a 2miliardi di euro.
Al territorio, però, rischiano di rimanere le briciole, lavoratori trasferiti in altre regioni o fatti migrare alle dipendenze di altre società, senza la certezza della stabilità occupazionale e del mantenimento degli standard contrattuali attuali. Il nodo fondamentale del problema è questo, motivo per cui della vertenza si è chiesto che ne discuta direttamente il Parlamento.
[widgetkit id=5]