Ribaltata in Appello una condanna a trent’anni di carcere con l’accusa di concorso in omicidio volontario. Andrea Giaracuni, 44enne di Aradeo, è stato assolto per non aver commesso il fatto dai giudici d’Appello, dall’accusa di essere stato uno dei componenti di fuoco, che l’8 giugno del 1991 uccise il boss Agostino Mancino, di Aradeo, noto come “Terremoto”
, scarcerato pochi giorni prima della conclusione del maxi processo contro la Sacra Corona Unita. Il procuratore generale Agostinaccio aveva chiesto la conferma della condanna. Ad incastrare Giaracuni furono le dichiarazioni rilasciate, in particolare, da un collaboratore di giustizia che riferiva di un certo Andrea in possesso di una Ritmo 130 Cabrio Abarth, auto utilizzata per compiere l’omicidio. I giudici d’Appello (Presidente Boselli, a latere Scardia), però, così come sollecitato dall’avvocato difensore di Giaracuni, il legale Pantaleo Cannoletta, hanno riaperto l’istruttoria dibattimentale ascoltando i fratelli di chi avrebbe venduto la Ritmo, un certo Giovanni Culiersi, ad Andrea Giaracuni, senza trovare i necessari riscontri alle dichiarazioni del collaboratore. Secondo le indagini condotte dal Ros, sarebbe stata la guerra per il predominio nel sud Salento la causa scatenante dell’omicidio del boss Mancino, che, approfittando dell’assenza del suo capo, già detenuto, avrebbe gestito lo spaccio di eroina in forma esclusiva, al di fuori dei canali tradizionali di approvvigionamento del gruppo criminale di appartenenza. L’8 giugno 1991 alle 19, all’interno di un casolare abbandonato in località “Cornacchia”, nel territorio di Aradeo, fu trovato il cadavere di Mancino ucciso da un colpo di pistola alla nuca, completamente carbonizzato, dentro la propria Fiat Uno turbo. Il mandante, Luigi Giannelli è stato condannato all’ergastolo. Secondo le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, Luigi De Matteis (cognato di Giannelli) e Salvatore Carmine Greco (esponente del clan Coluccia), Giaracuni avrebbe fornito la benzina per bruciare l’auto con la vittima dentro e avrebbe provveduto riaccompagnare a casa gli assassini a bordo della sua Ritmo cabrio. Il processo d’Appello, però, almeno per il momento, ha fatto emergere un’altra verità.