Sono stati preceduti da una semplice telefonata, in alcuni casi arrivata poco prima della mezzanotte. In mattinata invece i telegrammi su cui è scritta la sentenza: 18 lavoratori che si occupano del servizio di pulizia nelle sedi dell’università del Salento sono stati licenziati.
La decisione è stata assunta dall’azienda, il Consorzio Conesp, dopo il tavolo sindacale che non è andato a buon fine nella giornata di ieri. Comprensibili gli animi ancora più agitati nel sit in che era stato organizzato per stamattina nella sede del Rettorato. “Senza il ritiro dei licenziamenti non c’è dialogo possibile”, hanno annunciato le sindacaliste della Cgil, Valentina Fragassi, e della Uil, Antonella Perrone. Un punto rimane fermo. L’Università ha deciso, dietro direttiva ministeriale, di ridurre il monte ore nell’appalto del servizio da 123mila a 90mila ore annuali, che vanno spalmate sui 101 operai del Conesp. La soluzione, a questo punto, poteva essere la riduzione dell’orario di lavoro per ciascun dipendente, da colmare con l’accesso alla cassa integrazione in deroga. “Ma l’azienda ci ha posto un aut aut- dice la Perrone-. Le organizzazioni sindacali avrebbero dovuto assumersi la responsabilità dei posti di lavoro, nel caso di rifiuto della richiesta di ammortizzatori sociali da parte della Regione, altrimenti si sarebbe aperta la strada dei licenziamenti. Per noi è ovvio che, qualora quella richiesta di cassa integrazione non andasse a buon fine, si debba invece riaprire il tavolo delle trattative e decidere insieme”. L’interruzione dei rapporti di lavoro è stata una doccia fredda, anche perchè i criteri di scelta degli operai da licenziare sono ritenuti arbitrari. “Impugneremo tutti questi provvedimenti”, sbotta la Fragassi, durante l’assemblea spontanea nella sala convegni, successiva al nuovo incontro con il direttore amministrativo Emilio Miccolis. L’Università, d’altronde, ha garantito la possibilità di ampliare in futuro i servizi, e dunque aumentare il monte ore totale, in vista del nuovo bando che sarà pubblicato ad ottobre e che prevede una durata di 4 anni. È per questa ragione che le organizzazioni sindacali hanno chiesto all’azienda di non modificare gli attuali contratti di lavoro, ma di ricorrere agli ammortizzatori sociali in attesa del bando definitivo, poiché le posizioni di ognuno potranno essere discusse solo con l’azienda che si aggiudicherà la gara in modo definitivo, ed in senso migliorativo. “Ora dobbiamo fare i conti con un problema che ha natura temporanea, così come temporaneo è l’affidamento del servizio al Consorzio Conesp, attivando gli strumenti di sostegno al reddito”, ribadisce la Uiltucs. Ed è stato per questo che il rifiuto di Conesp di accettare la cassa integrazione in deroga è risultato ancora più sonoro.