Dimezzata in Appello la pena per l’operaio 50enne di Taurisano (residente in Svizzera) che, nel luglio del 2007, avrebbe palpeggiato nelle parti intime la nipote, alla data dei fatti minore di quattordici anni, approfittando di un bagno in mare a Lido Marini, marina di Salve.
Ieri pomeriggio, i giudici della Corte d’Appello di Lecce (presidente Boselli, a latere Palazzo e Petrelli), hanno condannato il 50enne a due anni di reclusione e riconosciuto le attenuanti generiche, dando così ragione all’avvocato Walter Gravante, difensore dell’uomo, ritenendo fondati i motivi del ricorso: l’inattendibilità della versione della vittima durante le varie fasi del processo e i problemi psicologici della minore, che avrebbe anche tentato il suicidio a causa del disagio familiare derivante dalla separazione dei genitori. Ma anche l’odio ed il rancore verso lo zio, screditato persino nel suo paese di residenza, attraverso l’invio di lettere al datore di lavoro, all’ufficio immigrazione, alla polizia e ad un quotidiano svizzero, che informavano loro del processo pendente sull’uomo nel Salento. Già durante il processo di primo grado, il legale aveva ottenuto il riconoscimento delle attenuanti generiche e la riduzione della pena invocata da otto a quattro anni.
“Il mio assistito continua a professarsi del tutto innocente – dichiara l’avvocato Gravante – e ritiene che sia stato ordito un complotto nei suoi confronti al fine di danneggiarlo.
Per una questione di onestà intellettuale, però, dobbiamo dire che siamo molto soddisfatti dell’esito del giudizio di appello.
La Corte, infatti, – continua Gravante -ha accolto le nostre tesi difensive, sostenute con particolare tenacia sin dal primo grado di giudizio, nonchè sviluppate, dal punto di vista giuridico, in tutti i loro aspetti, riconoscendo una pena di gran lunga minore di quella invocata dal Procuratore Generale Dott. De Salvatore.
Sono state attentamente valutate le censure mosse nei confronti della decisione di primo grado, in relazione alla quale erano stati prospettati diversi profili di illegittimità, puntualmente riscontrati nel dibattimento celebrato nel processo di appello.
Siamo in attesa delle motivazioni della sentenza, che verranno attentamente valutate per un’eventuale ricorso in cassazione”.