È Lecce a salire sul podio tristissimo delle Province in cui esplode la Cassa integrazione in deroga, con un allarmante +93% registrato nei primi sette mesi dell’anno, il dato più alto in Puglia, che si attesta come la quarta regione, dopo Basilicata, Umbria e Piemonte per utilizzo di ammortizzatori sociali.
A fornire il quadro è la Cgil di Lecce. “Per la nostra provincia- dice il segretario Salvatore Arnesano- il confronto dei dati con il 2011 ci offre un panorama a tinte fosche: nei primi sette mesi del 2012 infatti sono state utilizzate 1.327.913 ore di Cassa integrazione ordinaria, con un incremento, rispetto allo stesso periodo del 2011 del 75,47%. Sale anche la Cassa integrazione straordinaria, con ben 4.971.405 ore (luglio 2011: 3.191.042), facendo registrare un +55,79% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma il dato più eclatante è quello della Cassa integrazione in deroga che nella nostra provincia ha un picco altissimo, con quasi 4 milioni di ore utilizzate: +93,09%, appunto, rispetto al luglio del 2011 (Cigd luglio 2011: 2.044.362 – Cigd luglio 2012: 3.941.597)”. Non si tratta solo di dati, però. perché la coperta diventa sempre più corta e per sempre più lavoratori che continuano a perdere il lavoro. Molti di loro sono ormai usciti, o stanno per uscire, da tutte le coperture di welfare disponibili, poiché hanno completato i periodi previsti dalla normativa vigente. “Per continuare a fronteggiare questa crisi, di cui non si vede la fine- continua Arnesano- restano indispensabili ammortizzatori e altri strumenti del welfare, che allarghino la copertura a lavoratori ora esclusi dai benefici, cosa che la nuova normativa sul mercato del lavoro, che riduce negativamente la copertura sul tempo di assistenza, non prevede in maniera sufficiente”.
E poi la proposta, che nasce da una certezza per il sindacato. “Siamo convinti che la strada da intraprendere, anche nel Salento, debba essere tracciata da strategie serie, che seguano la vocazione di questo territorio, a partire dagli unici due settori che risultano attualmente in crescita: l’agricoltura e il turismo. Non sarà però questa agricoltura e questo turismo, nel Salento, a farci vincere la sfida contro la crisi”.
Un turismo e un settore dei servizi lasciato all’improvvisazione, infatti, potrebbe rappresentare un boomerang, mentre per il settore primario il passaggio alla modernizzazione pare essere lontanissimo. “Intanto però- è l’accusa del segretario della Cgil- il piano agricolo triennale è fermo al tavolo della Provincia di Lecce da circa 10 anni. Andiamo anche oltre con l’immaginazione, ma credo che possa essere una prospettiva tutto sommato realistica: quella ad esempio di pensare all’importante contributo che potrebbe dare a questo settore l’Università del Salento. Da qui lancio una richiesta a una delle più grandi aziende del nostro territorio, l’Università, che produce risorse intellettuali e figure professionalmente qualificate e che il più delle volte vengono spese altrove: la nascita, ad esempio, di una facoltà di Agraria potrebbe rappresentare una importante marcia in più per lo sviluppo economico dell’agroindustria e dell’agroalimentare in un territorio che, in questi anni, sta rischiando la desertificazione industriale e che ha il forte bisogno di riconvertire i settori produttivi ormai in declino, come il tac, assecondando e rafforzando invece la forte vocazione per l’agroalimentare e il turismo”.