Tutti col naso all’insù presso Casa Italia di Londra, dove è stata trasmessa la finale del salto triplo maschile in diretta dall’Olympic Stadium di Londra. Giovani, anziani e bambini, tutti insieme per sostenere gli azzurri dell’atletica leggera: Daniele Greco e Fabrizio Donato, rispettivamente quarto posto e medaglia di bronzo, orgoglio
di una nazione, oggi più che mai, unita nello sport, fiera dei propri campioni e dei risultati che stanno venendo fuori con quella caparbietà che esclusivamente gli italiani sanno ostentare quando ci si gioca tutto ma anche quando vincere non è l’unico obiettivo perché in fondo è solo un gioco e i veri campioni sono anche questo, un’emozione sincera per il compagno di squadra che a 36 anni vince il bronzo e quel sentimento travolgente che si trasforma in impegno per il futuro, in forza e abnegazione che soltanto un fuoriclasse consapevole di non aver potuto dare il massimo può esprimere in tutta la bellezza di una abbraccio autentico con il proprio partner azzurro. “Ho portato a termine solo metà della gara in realtà, mi sono dovuto fermare e cercare di recuperare”, confessa Greco durante la nostra intervista presso Casa Italia, “Ero motivato, prendo potenza correndo ma dopo il crampo ho effettuato l’ultimo salto con meno spinta”, continua l’atleta facendo un rapido riferimento ai momenti cruciali della competizione.
Un inizio non male per il 23enne di Galatone che conquista i 17,34 metri già al secondo tentativo, preceduto da Donato con 17,44 metri, accaparrandosi rispettivamente il terzo e il quarto posto. Il fenomeno salentino non si migliora nel corso della gara e si ferma per una contrazione muscolare, cerca il recupero ma conclude l’ultimo salto con scarsa convinzione. “Dal punto di vista tecnico mi manca ancora qualcosa ma ho tanto da dare e so che posso arrivare ai 18 metri, so quanto valgo e questo è il mio prossimo obiettivo”, afferma sicuro Daniele, felice per il risultato dell’italiano Fabrizio Donato che raggiunge i 17,48 metri al quinto salto, risultato che lo porterà direttamente sul podio al fianco di Taylor (17,81) e Claye (17,62), oro e argento nel salto triplo.
“Sono contentissimo per Fabrizio, arrivargli davanti non sarebbe stato giusto, la sua è stata una bellissima gara e sono onorato di venire dopo un grande atleta italiano che ha ottenuto, a 36 anni, il traguardo più importante della sua vita. Io sono giovane e anche se la medaglia di legno fa male, ho tanta strada da percorrere ancora”, ammette sportivamente il nostro campione. Un ragazzo semplice, con i piedi per terra e forse ancora non del tutto consapevole delle sue enormi potenzialità, ci saluta con un sorriso e con gli occhi che brillano quando ci congediamo dicendogli che Galatone tutta era con lui e che i suoi concittadini si sono riversati in piazza per sostenerlo: “Saluto il paese intero, so che hanno creduto in me e che si sono organizzati per sostenermi”. Un paese fiero del proprio campione appunto, un quarto posto nel mondo alla sua prima olimpiade vale più di ogni altro riconoscimento, orgogliosi di essere rappresentati da tanto talento.
La folla stenta a diradarsi, i ragazzi vengono sommersi da audaci fans in cerca di un autografo. Un momento di trepidazione generale, l’Italia tutta si unisce all’orgoglio di Latina e di Galatone: “Bravi ragazzi!”, l’applauso sembra non finire mai.
La premiazione delle medaglie della giornata è stata preceduta dal concerto di Giovanni Allevi, sublime musicista che ha regalato un Inno di Mameli esclusivo agli atleti italiani in arrivo dal villaggio olimpico, un modo come un altro per sublimare l’impegno dei nostri eroi azzurri.