“Oggi la nostra trama… Domani la nostra storia”. È la frase racchiusa nel “libro trasparente” dell’artista salentina Gianna Stomeo che introduce la sua opera d’arte: “Sete silente”. Un’opera divenuta il titolo della sua mostra personale, “una cosa venuta da cielo in terra a miracol mostrare”, riprendendo alcuni versi di Dante Alighieri; un’opera piena di fede, dunque, di segni, ricordi, colori che caricano la ragione e la natura estetica del suo significato più profondo.
La mostra, inaugurata con successo il 4 agosto scorso ed organizzata da Art & Co Gallerie di Milano, a cura di Mirella Coricciati, sarà aperta al pubblico fino al prossimo 26 agosto. Ordinata tra i suggestivi spazi “incontaminati” dello storico Palazzo Ducale di Martano, essa ci conduce immediatamente “nell’antico”, nel nostro essere tra le sue “Memorie” come “cascata di luce” che illumina il nostro cammino, ci fa salire nel segno dei primordi, in quella “spaccatura” che fa passare la luce dal cielo e dalla terra senza confini. È questo il “timbro” dell’artista Gianna Stomeo; la sua opera è luce, una luce coinvolgente, che si muove e si leva verso l’orizzonte, che confonde il cielo dalla terra e che al contempo crea un sentiero, una fusione con la musica, con la passione, con la sofferenza, con Dio. È così che la sua arte si trasmuta e si plasma in un libro che assorbe le pagine fresche, solitarie e limpide del mare; l’acqua passa sulle storie del mondo, sulle pagine senza tempo, illese, volte a “bagnare il pensiero altrui”, a stimolare l’inizio di un sentiero ignoto che si disperde nello spazio, ma che continua col nostro sguardo, dentro di noi, nel nostro silenzio.
“Oggi abbiamo una forte sete di silenzio” – così si è espressa Gianna Stomeo – “e, immaginandoci immersi in questi paesaggi, essi ci portano a raggiungere una certa tranquillità, conducendo ognuno di noi a ritrovare se stesso in un luogo silente”.
Ecco, allora, che “si fanno strada” i sogni, le “ombre di un ricordo”, strade non più percorribili che generano fiducia, chiarezza, voglia di elevazione verso l’essenziale, ora lacrima, ora albero, ora petalo, ora angelo, ora noi. Una lacrima benefica, che a volte “cambia il suo colore”, diventa goccia di sangue, “potere e sacrificio”. Un albero che è simbolo di vita, una vita intesa come vegetazione e rinnovamento, nelle sue diverse “vesti” e fasi. E poi… arriva un “binario morto” attraversato dalle innumerevoli storie sfuggenti del suo treno che porta via ogni pensiero, ogni storia dell’uomo, e scrive, con il suo tempo, le pagine del cambiamento.
“La storia va e viene” – afferma l’artista – ed è una storia che si tinge dei colori della terra, della nostra terra, delle tua terra, della mia terra. Colori che si tingono d’azzurro, di presente, di un nuovo colore: il colore estratto dalla oliva cellina. L’itinerario di visita delle opere si conclude, infatti, in una terza stanza dedicata ai “… Segni della natura” allestita in modo alquanto particolare: al centro un ulivo, sulle pareti le opere, “15 paesaggi” senza titolo, ma numerati, realizzati su cartoncino telato e colore estratto dalla oliva cellina prodotta nel nostro territorio; dalla stessa oliva viene estratto l’Olivotto-creme, una specialità unica, prodotta dall’azienda Cellina s.r.l. di Massimo Gaetani e Andrea Serravezza.
Tornando alla descrizione della “nostra stanza”, mentre Gianna Stomeo si dirige, come scrive Pompea Vergaro, “su passi leggeri e impalpabili per universi liquidi con il cuore in mano”, sul pavimento parole da leggere ed “attraversare”come:
“Divento ulivo
Divento trama
Divento
Tela e colori
Per trovare
Me stessa”
“Trama su trama… filo su filo, spartito su spartito…” L’osservatore diventa così parte integrante dell’opera, ora anche lui si osserva “cercando le parole” per descrivere il suo silenzio fino ad allora “più forte e più intenso di qualsiasi voce in una straordinaria libertà di colore”.