Per il Movimento Regione Salento è già cominciata una nuova battaglia, quella per le elezioni politiche: il presidente Paolo Pagliaro sta già preparando un rilancio del suo partito tutto improntato sui massimi sistemi, sui temi dell’abolizione delle Province, sulla costituzione di tre nuove regioni e su altre riforme costituzionali. Una sfida il cui grado di difficoltà dipenderà tutto dalla nuova legge elettorale che il Parlamento dovrebbe varare.
Presidente Paolo Pagliaro, non vi sentite vincolati al centrodestra anche per la corsa al Parlamento?
«Alle amministrative siamo entrati nel governo della città per condizionarne l’azione, ma siamo comunque molto vicini alle battaglie del Movimento 5 stelle. Nel centrodestra ci stiamo per realizzare un programma esclusivamente locale, per la tutela dell’ambiente e dei beni culturali, ma a livello nazionale è diverso. Siamo aperti anche al Pd, che ultimamente ha lanciato segnali distensivi con il coordinatore Rampino. La situazione è fluida».
Quindi, siete disposti ad andare anche con chi è ritenuto il diavolo dal Pdl, ovvero Beppe Grillo, pur di realizzare le vostre idee?
«Il Movimento 5 Stelle non è il diavolo: questo atteggiamento fa parte di un’idea che tende a demolire il nuovo, perché rischia di far saltare gli equilibri consolidati dello status quo. Noi e il Movimento 5 stelle diciamo le stesse cose, anche loro dicono delle cose sacrosante, solo che noi abbiamo un’idea di come partecipare alla vita pubblica, perché partecipiamo alle istituzioni per cambiare dall’interno il modo di fare e di pensare. La differenza tra noi e 5 Stelle è che loro sono più radicali nella lotta».
Questo atteggiamento nei confronti del centrodestra è dovuto a qualche delusione?
«Assolutamente no, siamo leali con loro, ma per le politiche c’è da fare una riflessione più ampia, più profonda. Dobbiamo aspettare la riforma della legge elettorale e poi bisogna fare riflessioni più ampie sulle riforme costituzionali».
Però siete pronti a trasmigrare dal centrodestra in altre coalizioni, perché i parlamentari salentini, e Fitto in primis, non hanno dato molto peso alla vostra battaglia, vero?
«Non è questo: siamo in una fase nuova, fluida, in cui non si sa come si evolveranno le cose. Noi vogliamo partecipare alla competizione politica, ma non possiamo sapere se ci alleeremo con qualcuno: si potrebbe anche andare da soli. Dipende molto dalla legge elettorale con cui si correrà, perché ci sono alcune proposte che tendono a valorizzare i movimenti localistici, con soglie di sbarramento a livello regionale o provinciale, e altre che li penalizzano».
Il leader maximo del Pdl, Raffaele Fitto, però, vi segue poco, anzi ha idee opposte per quanto riguarda la Regione Salento.
«Dobbiamo approfondire il confronto, con Fitto e con altri: faremo assemblee e convegni per capire se ci possono essere delle convergenze, altrimenti andremo avanti per conto nostro».
Tutte le soluzioni sembrano essere aperte per le prossime elezioni politiche: persino Adriano Napoli, storicamente a destra, minaccia di correre a fianco alla sinistra con «Destra di Base».
«Questa è tutta una logica di attenzione sulle poltrone che non ci interessa. Noi siamo idealisti, facciamo una battaglia per il territorio».
Però anche nella maggioranza a Palazzo Carafa c’è stato qualche dissapore.
«Sono sussulti determinati dalle poltrone. Noi cerchiamo di affrontare in maniera razionale i problemi».
L’apertura di Rampino, a sinistra, cambia qualcosa?
«Siamo un movimento riformista, vogliamo riformare questo paese partendo dalla legge regionalista, che porta a una diminuzione della spesa pubblica, ma è chiaro che sulle politiche questi temi sono centrali e le alleanze vanno fatte su questo. Non è escluso che si possa andare maggiormente d’accordo con il Movimento 5 Stelle. Noi siamo contrati ai palchi fotovoltaici, all’eolico selvaggio, agli scempi sulle coste: per esempio, siamo a favore della chiusura dell’Ilva, con una strategia di uscita intelligente. Siamo un movimento territoriale, senza ancoraggi ideologici, e decideremo le alleanze coinvolgendo la base, come abbiamo sempre fatto».
Tenterete il recupero di chi è andato via a causa della vostra alleanza con Perrone? Riaprirete il dialogo con Buccoliero o lì, ormai, non c’è più nulla da fare?
«Cercheremo convergenze sui nostri progetti e chi ha idee simili ben venga. Noi abbiamo idee chiare sul federalismo: vogliamo che le risorse prodotte all’interno dei territori rimangano lì. I tributi e le tasse dovrebbero rimanere nei territori dove si produce il reddito».
Su questi temi c’è la convergenza con Adriana Poli Bortone.
«Tutti i movimenti regionali e meridionalisti non possono che puntare su queste riforme».
Insomma, non ci saranno preclusioni sulle alleanze.
«Certo, sono possibili anche con l’Idv, che parla, come noi, di abolizione totale delle Province, rispetto ad altri che hanno fatto questo pastrocchio».