Si chiama “Sono un Ulivo Sradicato che Cammina” lo spettacolo omaggio a Carmelo Bene nel decennale della morte, scritto, portato in scena e diretto da Rosaria con il Teatro Solatia.
Dieci anni fa, il 16 marzo 2002, moriva Carmelo Bene, attore, scrittore, regista teatrale e cinematografico, portatore di incandescenti “folgorazioni”, nuove teorie artistiche, ultimo genio creativo, che si è sempre ben guardato dall’ingraziarsi la gente, anzi spesso risultava decisamente antipatico e irritante con il suo atteggiamento da padreterno, con quegli occhi da zombi, con quel suo fare da imperatore assonnato o da pagliaccio vizioso.
“Fatemi il funerale da vivo” aveva chiesto ai suoi conterranei salentini un anno prima di morire.
E in cuor suo, sperava di morire nel Salento, col viso rivolto ad oriente, per porre fine a quel simulacro di sé stesso che era in “un coma perpetuo e molto costoso”, come amava ripetere ai pochi amici che ancora aveva, nonostante il suo proverbiale carattaraccio.
E prima di morire, calcando le scene come un sopravvissuto a sé stesso, al suo mito, alla sua gloria, andava dicendo: “Ho la morte addosso, ma non ne ho affatto paura. Ho detto agli amici salentini che è inutile aspettare. Vorrei mi faceste i funerali da vivo, qui ad Otranto. Non c’è bisogno di consegnare un cadavere in pubblico per meritare la dimenticanza.”
Ci ha lasciato questa frase come testamento: “Io non ho coscienza. Sono fuori dalla coscienza”.. Mi sento un ulivo sradicato che cammina!”.