Antonio Maniglio, consigliere regionale Pd e vicepresidente del Consiglio, fa il punto della situazione sui tagli alla sanità in Puglia, riscontrando Lecce come la provincia più penalizzata della Regione
“In due anni in provincia di Lecce sono stati chiusi quattro ospedali: Nardò, Campi, Gagliano e Poggiardo. Anche i punti nascita di Casarano e Gallipoli, se non ci saranno novità, cesseranno la loro attività nei prossimi mesi con il risultato che ci sono circa 400 posti letto in meno a disposizione dei pazienti salentini”. Inoltre, secondo il rapporto del consigliere, neanche i poliambulatori in alternativa ai ricoveri brevi, funzionano, al contrario di come stabilito in sede di approvazione del piano di rientro il governo regionale.
“Purtroppo, continua Maniglio in una nota, i dati resi noti dall’assessore regionale dicono che a Lecce si è solo tagliato. Si sono dismessi gli ospedali e si sono cancellati i reparti ma non si è creato nulla di nuovo”.
I numeri: in provincia di Lecce ci sono 3,4 posti letto ogni 1000 abitanti (a Bari sono 4,0 e a Foggia 4,4) e il più basso tasso di ospedalizzazione: in Puglia siamo a 199 ricoveri ogni mille abitanti, in Italia 180, a Lecce 155
“Il monte ore per potenziare la medicina specialistica, soprattutto nelle aree interessate alla chiusura degli ospedali, è aumentato del 38% a Taranto, del 30% a Bari, del 21% a Brindisi. A Lecce invece è diminuito dell’1%. Siamo all’assurdo. La chiusura degli ospedali e la debolezza della medicina territoriale mettono in discussione il diritto dei salentini a curarsi in condizioni di sicurezza, nel proprio territorio e in tempi rapidi. A questo punto c’è bisogno di chiarezza sui motivi per cui ciò che è stato fatto in tutta la Puglia non è stato a Lecce. Questa è la domanda che porrò in aula lunedì nel dibattito sulla sanità in Puglia. Spero che il governo regionale fornisca una risposta non elusiva e mi auguro che tutta la delegazione salentina sollevi con forza la necessità che anche a Lecce ci siano servizi e prestazioni sanitarie in grado di garantire il diritto alla salute dei cittadini” conclude Maniglio.