Si tratta di Luciano Liuzzi, 35enne, originario di Brindisi ma residente a Squinzano, il destinatario della lettera sequestrata dagli agenti di polizia penitenziaria giovedì scorso recapitata in carcere da Salvatore Milito, il 40enne di Squinzano, finito in manette con l’accusa di tentato omicidio aggravato
dalle modalità mafiose di Marino Manca e Luca Greco. Liuzzi è un personaggio molto conosciuto negli ambienti malavitosi e il suo nome compare in più fascicoli e negli archivi di polizia. Risulta uno dei presunti componenti della banda della 166, un sodalizio composto da brindisini e leccesi, responsabile di una serie di furti e rapine nei comuni a ridosso delle due province, alcune delle quali anche con modalità piuttosto efferate. Sul contenuto della lettera, Milito, interrogato sabato mattina dal gip Annalisa De Benedictis, alla presenza del sostituto procuratore Giuseppe Capoccia e degli avvocati difensori Cosimo Rampino e Gabriele Valentini, quest’ultimo in sostituzione del fratello Giovanni, aveva spiegato che voleva semplicemente fornire aggiornamenti sulla sua famiglia e sui suoi fratelli. In realtà, nello scritto, Milito fa riferimento alla sua latitanza spiegando che tutto precedeva tranquillamente e porgeva anche alcuni ringraziamenti nei riguardi di chi gli stava garantendo copertura, (da qui il riferimento a famiglia e fratelli con ben altri significati, però). A quanto pare con i “fratelli” Milito non ha nessun legame di sangue, ma interessi per qualche affare illecito. Sempre nel corso dell’interrogatorio, poi, il 40enne si era addossato qualsiasi paternità della missiva escludendo qualsiasi responsabilità della moglie, nonostante sulla busta fosse annotato il nome della donna. E la posizione di Milito adesso si aggrava ulteriormente. Le indagini, ovviamente, proseguono e il quadro per investigatori e inquirenti, si fa sempre più chiaro sulla riesplosione della guerra di mala. In mattinata, poi, proprio Luciano Liuzzi, tuttora detenuto, è stato rinviato a giudizio dal gip Annalisa De Benedictis, con l’accusa di lesioni personali aggravate. Lo scorso 27 maggio del 2011, il 35enne, precedentemente bersaglio di una sparatoria, si rese protagonista di un’aggressione ai danni di due pastori, in via Torchiarolo, sempre a Squinzano. Padre e figlio, secondo le indagini, intralciarono con il gregge di pecore il passaggio di Liuzzi, a bordo della sua auto. Dalle parole si sarebbe passati subito ai fatti. Secondo la ricostruzione, l’uomo sarebbe sceso dalla propria autovettura e avrebbe colpito in testa i due pastori con un crick procurando al più grande una frattura all’osso parietale sinistro e una ferita in fronte giudicate guaribili in 30 giorni. Il processo si aprirà il prossimo 27 novembre davanti ai giudici della seconda sezione penale. A difendere Liuzzi, in sostituzione dell’avvocato Ladislao Massari, questa mattina era presente il legale Antonio Degli Atti.