Sarebbe quasi eufemistico definire quel pugno di tifosi veronesi col termine di “ignoranti senza vergogna”. In tali occasioni, non scendere sotto il livello medio dell’essere civile, è estremamente difficile anche per noi cronisti che, in una maniera meccanicistica totalmente priva di emozioni, dovremmo limitarci solo ad esporre l’accaduto, il fatto.
Per il ripugnante evento successo alla fine del primo tempo della gara Livorno-Verona, ho creduto opportuno sollevare un’eccezione.Il coro intonato da alcuni supporters giallo-blu all’indirizzo del compianto Pierpaolo Morosini, nella giornata del 20 ottobre, ha varcato oltre modo i limiti della dignità umana. Pronto a scommettere che il vile gesto abbia superato anche le barriere del mondo animale, appare inspiegabile come si sia potuto inveire contro un ragazzo, morto appena sei mesi fa su un campo di calcio, per degli stucchevoli sfottò a sfondo politico che da anni fomentano la violenza dentro e fuori dagli stadi.L’inenarrabile episodio dell’Armando Picchi di Livorno, ha rivoluzionato la personale concezione sul grado di deficienza dell’immaginario collettivo, costatando con enorme rammarico come esso sia potuto diventare talmente “demoniaco”.Premettendo che il rapporto tra pratica sportiva e vari estremismi politici è un fenomeno insensato e lontano anni luce dallo spettacolo di una partita di calcio, l’episodio che ha reso protagonisti in negativo il gruppetto di “tifosi” gialloblu, ha inconsapevolmente gettato fango su una piazza, una società e una città incantevole come quella di Verona.Il raccapricciante “motivetto” non è sfuggito alla Digos della questura livornese che ha filmato gli autori. Ripresi dalle telecamere di sicurezza e informata in seguito la procura federale, l’indecenza dei soggetti in questione si è conclusa con le performance condite da saluti romani e slogan fascisti, in risposta al non meno negligente striscione della tifoseria livornese, sul quale campeggiava la scritta: “Fascio tesserato schiavo dello Stato”.
Immediate le scuse dell’Hellas Verona S.p.a : “Nonostante l’orgoglio per la propria tifoseria, da sempre sostenitrice impeccabile dei nostri colori, la società intende debellare con forza cori di questa natura, perchè la tragedia di Piermario Morosini è un dolore che non può essere infangato”.
All’appello dell’Hellas, che si è ufficialmente dissociato da taluni e spregevoli comportamenti, ha fatto eco su twitter l’attaccante giallorosso Salvatore Foti: “Tifosi del Verona, non ci sono parole per definire la vostra ignoranza!!! Cori contro Morosini assurdo!!!”.
Sebbene alcuni fenomeni Ultras abbiamo connotazioni storiche strettamente connesse alle battaglie per le differenti ideologie politiche, sfociati in alcuni casi in discriminazioni di carattere etnico, razziale e addirittura religioso,il caso degli insulti a Morosini nella giornata di ieri ha dell’incredibile. Ha semplicemente del pazzesco, non solo se si considera l’aver leso crudelmente la memoria di un giocatore stroncato sul campo da una cardiomiopatia, ma per la completa estraneità di quest’ultimo a fatti che non hanno nulla a che vedere con lo splendido gioco del calcio. Un ragazzo cresciuto tra mille avversità con la passione per il pallone, una persona per bene che ha fatto piangere l’Italia intera, un giocatore che prima ancora delle doti calcistiche se ne apprezzavano quelle extra campo. Se molti appassionati ancora si interrogano sui reali motivi di come siano diventati vuoti e senz’anima gli spalti degli stadi italiani, oltre all’avvento delle pay tv e alla scadenza degli impianti stessi, dovrà mettere in preventivo la fuga di massa di tutti gli innamorati del calcio giocato, disgustati e impauriti dall’ignoranza barbarica di certi “esseri umani” che, quasi all’alba del 2013, non sanno ancora cosa significhi la parola “rispetto”.