Botta e risposta, giorno dopo giorno, senza sosta: una lotta continua all’interno dell’Università che costringe il rettore, Domenico Laforgia, all’ennesimo intervento, con un comunicato ufficiale, tagliente e diretto. «Continua la strategia diffamatoria nei miei confronti – sbotta il “Magnifico” – che si basa sul nulla. La mia attività di consulente industriale non ha mai conflitto con quella di accademico, se non in termini di conoscenze messe a disposizione dell’Ateneo.
È noto a tutti che, oltre ad essere un docente universitario, svolgevo attività di consulenza in ambito industriale, ma non ho mai consentito che le due attività si sovrapponessero in alcun modo. Ricercare altri spunti scandalistici nel passato rivela l’insussistenza di quelli attivati nel presente e il fatto che siano anonimi è ulteriore prova della inconsistenza di alcuna ipotesi di conflitto. Sono sempre le stesse fonti, facilmente individuabili dalla frequenza con cui appaiono sui giornali, a creare un polverone laddove non c’è nulla di concreto. L’accusa di conflitto di interesse non sta in piedi, le società da me fondate hanno il divieto di avere transazioni economiche con l’Università se non nel senso di donare all’Università».
L’intervento arriva puntuale nella giornata di ieri, dopo l’ennesimo assalto dei sindacati, che tornano a puntare il dito contro la mancanza di democrazia: «Si vanno, purtroppo, sempre più restringendo nell’Università del Salento gli spazi di agibilità democratica. È di questi giorni la segnalazione che perviene alle scriventi OO.SS. da parte di alcuni lavoratori in merito ad una presunta indagine interna avviata dall’Amministrazione presso la Ripartizione Ricerca per individuare i soggetti responsabili di aver reso pubblici alcuni atti amministrativi. Questa notizia, se confermata, sarebbe di una gravità inaudita in quanto si vorrebbe contestare ai lavoratori di aver reso pubblici alcuni decreti rettorali e alcune delibere del CdA, relativi alla questione della registrazione dei brevetti, che in quanto tali sono atti pubblici. Ciò che alcuni organi di informazione hanno diffuso nei giorni scorsi non è documentazione riservata né tanto meno soggetta a segreto d’ufficio, per cui non si comprendono le motivazioni dell’eventuale indagine. A meno che non si voglia censurare quella trasparenza che, invece, è obbligatoria per una pubblica Amministrazione come l’Università. A questo episodio si affianca quello ancora più grave che riguarda la denuncia di un Rappresentante sindacale reo, a dire del Rettore, di aver fatto uso privato del telefono d’ufficio».
FLC CGIL e UIL/RUA accusano Domenico Laforgia di «ritorsioni e intenti persecutori» e concludono parlando di «barbarie». Non passa un giorno senza un comunicato sindacale contenente un j’accuse. Il rettore, però, non si preoccupa di queste questioni, perché tutti i chiarimenti preferisce darli ai diretti interessati.
Domenico Laforgia è determinato nel fugare ogni dubbio sulla sua trasparenza e sul presunto conflitto d’interessi: «In cinque anni ho rinunciato a circa trecentomila euro di indennità di carica e dovrei compromettermi per alcune migliaia di euro pagate da altro ente ad una società fondata da me anni fa? Solo in termini di indennità, con la mia gestione l’amministrazione ha risparmiato più di 1.825.000 euro con la soppressione di tutte le indennità di carica, 475.000 euro sui gettoni di presenza e circa 134.000 euro sui costi dei revisori dei conti. Ogni spreco è stato eliminato e, nonostante i tagli importanti dei fondi ministeriali, abbiamo mantenuto un bilancio sano e siamo ancora un’università “virtuosa”. Con quale coraggio si afferma che io possa anteporre interessi personali a quelli istituzionali? E perché non leggo sui giornali che quando viaggio in missione per conto dell’Università dormo in alberghi mai di lusso e mangio un hamburger da Mc Donald’s? Come mai le mie missioni non interessano a nessuno e non vengono portate ai giornali? Forse perché darebbero un’idea di questo rettore diversa da quella che si sta cercando di divulgare».
Il “Magnifico” si sente accerchiato, ma promette di vendere cara la pelle: «È chiaro ormai che a monte di questi esposti anonimi c’è la volontà di ricattare il rettore perché lasci il campo. Il messaggio è chiaro: o te ne vai o ti distruggiamo sul piano mediatico, non importa se con calunnie e insinuazioni, l’importante è creare un ‘caso’ e mantenere alta l’attenzione sull’università. Come ho sempre detto, non ho nulla da temere e ho piena fiducia nella Magistratura. Non intendo partecipare a questo gioco al massacro che sta avendo il solo risultato di esporre l’intera istituzione a maldicenze e a una inutile caduta di immagine. Chi è responsabile di tutto questo non ha alcun rispetto dell’istituzione per la quale lavoriamo e persegue solo rancori personali e difesa di intollerabili privilegi che la mia Amministrazione è colpevole di voler eliminare».