Le aliquote IMU a Lecce dovevano rimanere invariate. Lo aveva annunciato in più occasioni durante la scorsa campagna elettorale, l’allora e attuale assessore al Bilancio, Attilio Monosi. Ma una delibera di giunta della scorsa settimana ha sentenziato tutt’altro per i leccesi. L’IMU aumenta, eccome, in virtù e per colpa dei tagli del governo centrale; così si sono giustificati gli amministratori leccesi.
L’Imposta Municipale Unica sembra, infatti, non solo per Lecce ma anche per tanti altri comuni, l’àncora di salvezza per far quadrare i conti delle casse comunali allo stremo, ma solo 18 comuni in Italia, tra cui Lecce, hanno adottato il classamento degli estimi catastali.
La nuova gabella, si era già rivelata una vera mannaia nel passaggio tra ICI e IMU ma a Lecce, a peggiorare la situazione, era intervenuto un provvedimento comunale dell’ottobre 2010, quando due delibere attivavano un “classamento” cioè un aumento del valore catastale nelle microzone 1 e 2 delle 17 totali, secondo il comma 335 articolo 1 della legge 311/2004. Per la zona 1 tra il centro storico e Piazza Mazzini, l’aumento è di due classi con una rendita in più stimabile intorno al 40 per cento e che influirà notevolmente sul calcolo dell’aliquota IMU. Nella zona 2 che corrisponde a tutto il resto della città ad esclusione di via vecchia Merine, 167B, zona agricola sud-nord-est-ovest, San Ligorio, San Cataldo, Frigole e tutte le marine sino a Casalabate, Borgo Piave, zona industriale, Villa Convento, l’aumento è di una classe; in questo caso l’aumento della rendita è invece stimabile intorno al 20 per cento. E’ quanto stabilito dall’Agenzia del Territorio su indicazioni delle delibere comunali.
Il nuovo assetto catastale avrà un effetto devastante sull’aumento dell’IMU per le zone coinvolte, i cui immobili rispondono al 95 per cento della totalità cittadina. E’ quanto illustrato questa mattina in conferenza stampa dai consiglieri comunali di Lecce Bene Comune, Carlo Salvemini e Saverio Citraro che presentano una mozione urgente per chiedere al Sindaco di prendere tutte le iniziative possibili per una revoca della delibera in oggetto e per la neutralizzazione degli eventuali effetti.
Gli eventuali effetti sono stati riportati in una tabella simulativa dalla quale si evince come gli aumenti saranno più incisivi per le abitazioni popolari della microzona 1 e 2, dove si arriverà ad un innalzamento dell’aliquota che varia da oltre il 500 al 1000 per cento.
I consiglieri di opposizione, nel dimostrare che con i nuovi provvedimenti saranno penalizzati soprattutto i fabbricati ad uso di abitazioni popolari e che corrispondono alla prima casa, credono che sia possibile rimediare al nuovo assetto catastale attraverso la revoca dell’ultima delibera , basandosi su tre principi fondamentali: l’introduzione dell’IMU successiva alla delibera di giunta che già grava pesantemente come tassazione sugli immobili;
la circostanza che a Lecce intervenire formalmente sulle microzone 1 e 2 rispetto alle diciassette esistenti, significa di fatto colpire l’intero patrimonio immobiliare vanificando il richiamato principio dell’equità, anzi, creando ulteriori sperequazioni all’interno del territorio comunale e un danno enorme solo per i cittadini leccesi rispetto a tutto il territorio nazionale;
il succedersi nel corso di questi ultimi anni di una serie di iniziative di recupero dell’evasione ( segnalazione al catasto delle situazioni non conformi mediante affidamento SOGET, censimento dei fabbricati fantasma, segnalazioni al catasto dei classamenti da rivedere poiché non conformi) che hanno già assicurato l’emersione di una situazione di fatto diversa da quella risultante sui dati catastali del 2004 su cui s’è basato il lavoro svolto dall’agenzia del territorio.