La deputata Teresa Bellanova rivolge una nuova interrogazione al ministro Fornero e rinnova l’allarme sfruttamento e precarietà dell’informazione locale. La parlamentare del Pd anche questa volta cita il caso di Canale otto, ma aggiunge nuovi particolari, perché conosce il contenuto di uno degli esposti che in questi mesi sono stati depositati in Procura.
«Lo scorso anno – puntualizza Teresa Bellanova – un cameraman è stato licenziato dall’azienda per aver denunciato sul social network ‘Facebook’ la mancata retribuzione dello stipendio da mesi, nonostante gli operatori, ed egli stesso, avessero continuato ad assicurare il servizio. Nel settembre 2012 il direttore di Canale 8 durante il Tg serale ha rassegnato le proprie dimissioni asserendo che il gesto fosse doveroso “per difendere la dignità della nostra professione, considerata alla stregua di un hobby”. Lo stesso, in una missiva indirizzata al responsabile dell’emittente, ha ribadito le proprie dimissioni denunciando la difficilissima situazione vissuta dai giornalisti e dagli operatori operanti nell’emittente TV ed inoltre specificando che la mole di lavoro redazionale era evasa, oltre le ore previste da contratto, da poche persone, due delle quali non iscritte all’albo dei giornalisti e retribuite con un compenso non adeguato».
Nell’interrogazione viene svelata una parte dell’esposto: «I lavoratori hanno svolto le funzioni in condizioni di precariato, con contratti di collaborazione prorogati per anni. Sembrerebbe che la direzione dell’emittente TV oltre a quanto sopra riportato abbia omesso anche di corrispondere gli assegni familiari ai soggetti che per legge ne avevano il diritto ed i rimborsi dello Stato rivenienti dalla dichiarazione dei redditi».
Alla magistratura si chiede di fare chiarezza, anche sui diversi passaggi societari, mentre al governo si chiedono spiegazioni su come la proprietà dell’emittente abbia potuto, per tanto tempo, procedere in queste condizioni. «Si legge, inoltre, che nel mese di novembre 2011 presso la sede televisiva vi sia stata un’ ispezione da parte dell’I.n.p.g.i “durante la quale è emersa la non corrispondenza fra le mansioni realmente svolte dai lavoratori e quanto rappresentato in contratto”. Teresa Bellanova cita uno dei controlli, ma prima dell’Istituto di previdenza dei Giornalisti ci ha pensato la Finanza a contestare alcune irregolarità. La proprietà ha risposto facendo ricorso.
La deputata del Pd nell’incipit dell’interrogazione ricorda l’articolo 36 della Costituzione, quello che in molti hanno dimenticato: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa». La conclusione dell’interrogazione è un nuovo grido di allarme rivolto al governo, mentre il mondo dell’informazione locale continua a vivere uno dei periodi più bui della sua storia. «Dalle denunce che emergono in questi ultimi mesi – spiega Bellanova – anche a mezzo stampa, purtroppo, appare evidente che in questo settore lavorativo molti dei soggetti interessati vivano in una condizione di estrema ricattabilità che spesso si concretizza, anche a causa dell’esiguità di nuove opportunità lavorative, nella dolorosa scelta operata dalle persone professionalizzate di dover lavorare comunque anche se in condizioni frustranti, di sfruttamento e senza il rispetto di contratti di lavoro a norma ed adeguati alle mansioni».
Poi la domanda al governo: «Quali iniziative il Ministro intenda assumere per acclarare quanto sopra esposto, compatibile con il mancato rispetto delle norme da parte dell’emittente televisiva Canale 8 e garantire, al contempo, a questi lavoratori sopra citati, ma anche alla platea più vasta che vede protagonisti giornalisti, cameraman ed operatori del settore, maggiori tutele lavorative evitando, così, le gravi penalizzazioni e frustrazioni che, purtroppo, queste persone molto spesso pur di lavorare sono costrette a subire».
Dopo l’intervento di Finanza e Inpgi, potrebbe muoversi la magistratura per chiarire la vicenda: i sindacati sono già da tempo in azione. Assostampa, il sindacato dei giornalisti, ha consegnato per prima un esposto in Procura, mentre la Cgil ha coinvolto la Prefettura di Lecce. Ci sono persone e famiglie che attendono soldi e giustizia.