In università il clima continua a surriscaldarsi, ogni giorno di più, con l’avvicinarsi delle elezioni per il nuovo rettore. I sindacati cominciano a usare termini da elezioni politiche nei loro comunicati: «Vogliamo una governance democratica, condivisa e partecipata». Sul tema si esprimeranno, il 17 dicembre, alcuni parlamentari(Maritati, Bellanova, Poli Bortone, Pisicchio e Mantovano), all’interno di incontri pubblici organizzati da Flc/Cgil, Cisl, Uil-Rua e Snals.
Intanto scoppia la bomba del precariato UniSalento, i sindacati ne danno avviso proclamando lo stato di agitazione: «Le scriventi OO.SS. preso atto che l’Amministrazione universitaria, nell’incontro tenuto con le stesse, in data 3 dicembre u.s. e con i lavoratori precari in data 4 dicembre u.s., ha manifestato l’intenzione di non rispettare gli impegni precedentemente assunti e di non voler procedere, conseguentemente, alla trasformazione dei contratti di lavoro a tempo determinato in scadenza il 15 dicembre p.v. in contratti a tempo indeterminato, neanche laddove sussistessero le condizioni di ammissibilità, indicono lo stato di agitazione di tutti i lavoratori interessati e comunicano di aver già preso contatto con la segreteria del Prefetto di Lecce al fine di ottenere un incontro urgente ed un intervento del massimo rappresentante locale governativo nel tentativo di salvaguardare l’erogazione di servizi essenziali e la conservazione del posto di lavoro per tanti lavoratori».
Sembra che i tagli centrali abbiano messo in seria difficoltà l’Ateneo salentino. Il rettore aveva dato alcune anticipazioni su quello che poi sarebbe successo in una intervista rilasciata due mesi fa al Corrierresalentino.it: la situazione da allora non è cambiata. «Stiamo mantenendo l’equilibrio finanziario – aveva detto Laforgia – evitando di contrarre debiti. Questa è un’università virtuosa con i conti a posto, anche grazie agli aumenti dei contributi che l’amministrazione ha dovuto imporre agli studenti. I tagli che arrivano da Roma, però, sono troppo pesanti: nel 2013 avremo cinque milioni in meno e andremo in una congiuntura ancora più limitante, che ci impedirà di investire nella ricerca e nelle borse di studio di dottorato, come avremmo dovuto fare. Per fare un esempio: Bari, che è un’università molto più grande della nostra bandisce solo 76 borse, mantre noi ne bandiamo quasi cento». Quindi, siccome l’equilibrio finanziario è la linea guida dell’amministrazione Laforgia, sarà difficile trovare le risorse, dalle dichiarazioni emerse in questi mesi, per stabilizzare i precari dell’università.
Se ne discuterà in Prefettura: è necessario che anche il governo partecipi alla ricerca di una soluzione, perché siamo di fronte a una piaga sociale che rischia di produrre un futuro sempre meno sereno all’università del Salento.