Pur nella mezza delusione di una mancata vittoria contro l’Albinoleffe, il Lecce ha messo in mostra qualcosa di nuovo, anzi, di antico. Basta considerare, per dirne una tra le altre, il numero dei tiri indirizzati verso la prta avversaria nei novanta minuti: di gran lunga più numerosi rispetto alla somma
di quelli effettuati nelle ultime tre partite prima di questa. C’è anche da rilevare che, per un motivo o per l’altro, nessuna di queste conclusioni è andata a buon fine, e questo continua ad essere un problema che richiede applicazione da parte dei giocatori e del tecnico; la giornata non propriamente felice di qualcuno (più di uno, mi si lasci dire), forse la mancanza di freddezza, dunque di lucidità, dunque di tranquillità; aggiungiamoci qualche occasionale rimpallata e qualche spinta (in area) meritevole di migliore attenzione arbitrale possono essere la chiave di lettura di questo zero a zero. Un po’ di tutto, insomma, ma nella sostanza non è azzardato affermare che complessivamente, nonostantre la profusione di energie, l’impegno e la buona volontà, si fa ancora fatica a riconoscere in questa, la squadra che aveva maramaldeggiato nella prima fase del campionato.
Il segnale positivo c’è comunque stato, ed è un segnale che invita ad immaginare che la così detta convalescenza possa concludersi, anche grazie alla lunga sosta, in tempi ristretti talchè, alla ripresa delle ostilità, il Lecce ritorni ad essere . . . quello che era. Auguri a tutti, ma proprio tutti.