Il sindaco di Otranto, Luciano Cariddi, è «salito in politica» a supporto di Monti, una candidatura di servizio, all’ottavo posto per la corsa alla Camera: ieri, a Otranto, è stata presentata la sua candidatura e, naturalmente, si è parlato anche della vicenda dell’indagine giudiziaria che lo riguarda. Abbiamo raggiunto il primo cittadino della città dei martiri per un’intervista a tutto campo.
Sindaco Cariddi, come nasce questa ‘candidatura di servizio’? Perché in ottava posizione sarà difficile essere eletto.
«Certamente è di servizio sempre, perché noi amministratori ci prestiamo sempre a metterci al servizio della comunità. La mia candidatura nasce dall’esperienza di un sindaco che ha cercato di mettere a disposizione del proprio territorio le sue competenze e la mia capacità amministrativa della cosa pubblica e, quindi, dall’attenzione che il partito mi ha riservato in questi anni e in questo tempo. La candidatura era in programma da tempo, ma non avevamo previsto che sarebbe rimasto il Porcellum: con le preferenze sarebbe stata tutta un’altra storia. Non ho fatto venire meno la mia disponibilità, anche se la legge elettorale non è stata cambiata».
Una candidatura un po’ sofferta, vero? Perché è in conflitto con la candidatura di Stefàno, un alleato alle amministrative.
«Più che sofferta, pensata bene dal momento che ci sono diverse amicizie coinvolte in queste elezioni politiche, ma è ovvio che, quando si interpreta la politica come servizio, non si legge mai una contrapposizione, per cui con i migliori amici continuano gli stessi rapporti e si sfruttano tutte le occasioni per collaborare meglio e per elaborare le diverse proposte a vantaggio delle comunità che amministriamo».
Dario Stefano, in un’intervista al Corrieresalentino.it, aveva dichiarato di voler parlare con lei per convincerla a desistere. Com’è andato quell’incontro? L’assessore alle Risorse agroalimentari aveva ricordato la vicinanza della Regione Puglia al Comune di Otranto, facendo intendere che una sua candidatura poteva inficiare questa collaborazione. La sua candidatura potrebbe essere interpretata come un atto di scortesia?
«No, non l’ho letta in questi termini. Stefàno credo che volesse ricordare la grande collaborazione che c’è stata in questi anni nel desiderio di andare avanti così. Le amicizie comuni non saranno in imbarazzo, perché potranno votare Stefàno al Senato e Cariddi alla Camera. Io ho guardato alla mia prospettiva politica e al rapporto con alcuni miei amici. Nell’incontro con Stefano abbiamo parlato del futuro e credo che tutto potrà procedere senza inficiare i nostri rapporti».
Perché un amministratore locale sceglie Monti, che non è stato per niente tenero con i Comuni?
«Io sono un osservatore privilegiato e posso dire che i tagli lineari e la diminuzione dei trasferimenti statali ha iniziato a farli il governo Berlusconi: Monti ha accelerato per evitare il default dell’Italia. È stato scongiurato il possibile rischio di finire come la Grecia ed è stato intrapreso un percorso di serietà, autorevolezza, rinnovamento e riforme. Il bipolarismo muscolare tra berlusconiani e antiberlusconiani ha immobilizzato il paese».
L’Udc ha avuto la possibilità di inserire due novità importanti in posizione utile: Ferrarese e Cariddi. Perché questa possibilità è andata in fumo. I dissidenti provinciali dicono che il partito è troppo concentrato sulle figure di Ruggeri e Negro, lei cosa ne pensa?
«Io, sinceramente, non la vedo così: ho sempre interpretato la politica come servizio, a prescindere dai ruoli. Sono nella partita, anche se la mia posizione non è blindata e mi impegno a portare un contributo di idee ed esperienza utile al paese».
In piena campagna elettorale le è piovuta addosso la tegola mediatica di un’inchiesta della magistratura per violenza privata. Ogni sindaco, sappiamo, si rapporta con le imprese per farle investire sul territorio: cosa è andato storto in questo caso?
«In questa vicenda non erano nemmeno imprenditori locali, ma società esterne che venivano a proporsi loro e che si rapportavano con i miei collaboratori e con i dirigenti preposti, non con me, e questo crea dei dubbi circa l’esito dell’istruttoria preliminare di questa vicenda. Il p.m. mi ha dato la possibilità di essere ascoltato subito e di chiarire tutta la vicenda, compresi gli atti amministrativi che sono stati verificati e acquisiti. Credo che si andrà verso l’archiviazione del caso, perché il magistrato ha capito tutta la vicenda. Io non sono mai entrato in rapporto con queste società, come avrei potuto minacciare qualcuno? La Guardia di Finanza locale, voglio immaginare in buona fede, si è fatta sfuggire questo piccolo particolare nell’istruttoria».
Temi molto importanti per il futuro del paese sono il turismo e le infrastrutture: a che punto sono i progetti sul porto turistico della città da lei amministrata?
«Questa mattina sono stato invitato dalla Rete Imprese Italia: non è una questione solo dei porti turistici, ma l’Italia è bloccata, non ha un progetto chiaro. A Otranto crescono le presenze turistiche per il lavoro svolto da piccoli imprenditori e dalle municipalità, ma ci sentiamo abbandonati. Si fa troppa fatica: il nostro porto turistico, dopo 7 anni, è ancora abbandonato e imbrigliato in un iter amministrativo che scoraggia gli imprenditori».