Ha ottenuto gli arresti domiciliari il 32enne leccese arrestato il 2 gennaio scorso per aver ridotto in fin di vita la propria compagna al culmine di un violento litigio. Il gip Vincenzo Brancato, su parere favorevole del pubblico ministero Paola Guglielmi, ha scarcerato l’uomo confinandolo agli arresti domiciliari
che, per motivi di sicurezza, sconterà a casa della nonna. La decisione di alleggerire la custodia carceraria è arrivata anche grazie alle dichiarazioni fornite dal 32enne in sede di interrogatorio quando, alla presenza dei suoi avvocati, Vincenzo Magi e Vincenzo Palumbo, implorò il perdono dichiarando di amare la sua compagna e di essere terribilmente motificato per quell’episodio. L’indagine condotta dagli agenti della Squadra Mobile di Lecce, coordinati dal sostituto procuratore Paola Guglielmi, consentì di fare luce su un episodio di misera violenza avvenuto tra le mura domestiche a Lecce e di stringere le manette attorno ai polsi del 32enne finito in carcere con l’accusa di lesioni gravissime. L’uomo, hanno accertato le indagini, il 16 novembre scorso, avrebbe ridotto in fin di vita la donna nonostante la presenza del suo figlioletto, di appena 5 anni. E a nulla, in quella circostanza, sarebbero serviti i pianti del bambino terrorizzato e la richiesta della madre della vittima, in quel momento in casa, che implorava l’uomo di fermarsi. La donna, per le botte ricevute, venne ricoverata d’urgenza in ospedale presso il “Vito Fazzi”. Giunse in pronto soccorso con una frattura pubica bilaterale e dell’ala sacrale sinistra, oltre alla rottura del femore in tre parti e ad una lesione alla vescica, giudicata guaribile in oltre 4 mesi. La vittima avrebbe poi raccontato alla polizia che, a seguito del litigio avvenuto in casa, il suo convivente l’avrebbe trascinata in camera da letto e dopo averla fatta cadere per terra avrebbe iniziato a saltare sul suo corpo infierendo su di lei. Una scena, alla quale, avrebbero assistito, impotenti, oltre al bambino anche la nonna. Il 32enne si fermò solo grazie all’intervento di un vicino di casa, il quale si era allarmato in seguito alle urla della vittima. Da lì, la corsa in ospedale. Agli investigatori, la sorella della vittima avrebbe raccontato che le percosse e gli atti intimidatori duravano da tempo e il 32enne finì in carcere il giorno dopo il primo dell’anno.