Non si placa la bufera sul Comune di porto Cesareo investito nelle settimane scorse da una bufera giudiziaria che ha coinvolto i massimi vertici di Palazzo di Città. questa mattina, il sostituto procuratore Carmen Ruggiero ha delegato i carabinieri della Compagnia di Campi Salentina, guidati dal capitano Nicola Fasciano, di eseguire un ordine di esibizione di atti e documenti presso il Comune di Porto Cesareo.
Al momento top secret il materiale recuperato ma non sarebbe collegato all’indagine madre quella sul presunto “bunga bunga” per una compravendita di voti nella fase pre-elettorale. Il nuovo filone investigativo è stato avviato sulla scorta di nuovi accertamenti effettuati dal magistrato inquirente che scavando nell’indagine madre ha deciso di accendere un faro su un’ulteriore documentazione acquisita in vari uffici comunali da passare al vaglio per presunti abusi edilizi. Gli inquirenti stanno quindi accertando se certi procedimenti siano procedibili di un ulteriore approfondimento e ravvisare eventuali responsabilità. Il filone d‘inchiesta principale ha mosso già i primi passi con l’iscrizione sul registro degli indagati il vice sindaco Antonio Greco e l’ex assessore Cosimo Presicce accusati di aver chiesto voti a tre ragazzi offrendo loro ore di assoluto piacere da trascorrere con due ragazze rumene. Nei giorni scorsi, ascoltati dal pm inquirente alla presenza dei loro avvocati difensori Antonio Romano, Riccardo Giannuzzi e Antonio Quinto, i due hanno negato qualsiasi condotta scorretta. In un altro filone d’indagine sono stati iscritti nel registro degli indagati i nomi del sindaco Salvatore Albano, dell’imprenditore Antonio Basile, del consigliere comunale Giuseppe Durante, dell’assessore ai lavori pubblici Luigi Baldi, dell’ingegnere Giuseppe Basile per presunte offerte di posti di lavoro e di consegna di denaro con l’accusa di voto di scambio. In sostanza, secondo l’ipotesi accusatoria, gli indagati avrebbero offerto assunzioni a disoccupati in cambio di posti di lavoro. C’è poi un altro filone d’indagine, legato alla bomba esplosa l’11 giugno scorso davanti al cancello della villa del sindaco Salvatore Albano per il quale è indagato l’ex primo cittadino Vito Foscarini in concorso con l’imprenditore Oronzo Paladini. L’accusa è quella di detenzione di materiale esplodente. Mercoledì scorso, Foscarini, assistito dagli avvocati Giuseppe e Michele Bonsegna, è stato ascoltato per circa un’ora sempre dal magistrato inquirente per sostenere la propria estraneità a quei fatti riferendo quanto siano ingarbugliate le dinamiche politico-amministrative del comune jonico.