Quella che sembrava una verifica elettorale sembra si stia trasformando in un caso che rischia di portare a galla vecchi malumori all’interno del partito democratico. E’ quanto sta avvenendo in questi giorni nel direttivo provinciale brindisino dopo le prese di posizione di Antonella Vincenti a favore dell’ostunese Franco Colizzi, il candidato di Sinistra Ecologia e Libertà che all’indomani delle scorse primarie parlamentarie aveva presentato ricorso al partito per presunte anomalie nella competizione elettorale.
Colizzi sostiene che alle urne si sia recato un numero considerevole di votanti, tale da destare sospetti nella plausibilità dell’affluenza specie in piccoli centri come Oria e Torre Santa Susanna ma anche Latiano e Mesagne. Ad una prima bocciatura del garante Sergio Boccadutri, Colizzi ha presentato esposto alla magistratura ricevendo sostegno dalla Vincenti pronta a testimoniare su presunti brogli. Antonella Vincenti, esponente di San Donaci candidata alle primarie, si era posizionata al quarto posto delle preferenza dopo Salvatore Tomaselli, Elisa Mariano e Vincenzo Montanaro. Solo i primi due però hanno avuto la possibilità di proseguire per la corsa al Parlamento eletti poi Tomaselli al Senato e Mariano alla Camera.
Per la Vincenti, coordinatrice regionale delle donne democratiche, era partito un contenzioso dapprima relativo allo svolgimento delle primarie per tutto il centrosinistra, poi riguardante le modalità di selezione dei candidati all’interno del suo partito, incluso il numero di donne che secondo la coordinatrice doveva essere ridotto di due unità. “Ho preso la decisione di candidarmi alle primarie per la selezione dei parlamentari democratici nell’interesse del mio territorio, dell’Italia e del Partito” – aveva dichiarato in una nota la Vincenti – “chiedo il sostegno ai democratici brindisini e a tutti quei cittadini della provincia che hanno votato alle primarie del 25 novembre”. Proprio sui votanti tra l’una e l’altra competizione ci sarebbe l’anomalia messa in luce da Colizzi conl’esempio che segue, riferito a quanto accaduto nel seggio elettorale di un piccolo centro del brindisino.
“Alle primarie del 25 novembre c’è stato il seguente andamento: ore 12.00, votanti 143; ore 17.00, votanti 400; totale finale, votanti 565 (voti validi 562), di cui 274 voti a Vendola e 226 a Bersani (quasi nulla gli altri candidati)”.Poi, invece “il 30 dicembre, questo l’andamento ufficiale dell’afflusso al voto nello stesso seggio di Torre santa Susanna: ore 12.00, votanti 220; ore 17.00, votanti 450; totale finale,votanti 646 (leggasi seicentoquarantasei)”.
“In sostanza – scriveva Colizzi – al voto si sarebbero recate non solo tutte le persone che hanno votato a novembre, ma ben 81 (leggasi ottantuno, siamo in un piccolissimo centro) persone in più. Quanto alle preferenze, il Pd avrebbe ottenuto 346 voti e Sel 296 (dei quali 280 al candidato Matarrelli, più suffragato dello stesso Vendola, e 12 al candidato Colizzi)”.
Ma se per Colizzi l’anomalia risiede nel risultato quasi plebiscitario per l’elezione del mesagnese Toni Matarrelli in quota Sel, la Vincenti ribatte sul sostegno ricevuto da Elisa Mariano dal Partito democratico e che avrebbe messo in una zona d’ombra la sua candidatura. A queste dichiarazioni a mezzo stampa, il direttivo provinciale ha subito reagito con un comunicato di smentita alle affermazioni della Vincenti, aggiungendo possibili azioni legali nei confronti dell’esponente in forma di autotutela del partito, senza risparmiare qualche commento: “Strano modo della coordinatrice delle donne democratiche di appellarsi ad un numero eccessivo di candidature femminili, contravvenendo così anche al principio ispiratore della parità di genere di cui lei stessa è garante e portavoce all’interno del coordinamento regionale”.
La forte presa di posizione del direttivo provinciale ha scatenato l’opinione interna di esponenti provinciali, regionali e nazionali dividendo i democratici in due correnti. I primi ad intervenire sono stati il consigliere e l’assessore regionale Giovanni Epifani ed Elena Gentile e l’onorevole Francesco Boccia. L’incredulità manifestata dai “sostenitori” della Vincenti per la troppo severa azione della direzione provinciale del partito, si sono scontrate con le “bacchettate” del sindaco di Brindisi Mimmo Consales, ultimo in ordine di tempo ad esprimersi sul caso.
“ Le affermazioni fatte da Antonella Vincenti, secondo cui il Pd l’avrebbe truffata condizionando l’esito delle stesse primarie sono gravissime e gettano fango sul partito democratico che invece, a mio parere, continua a rappresentare un punto di riferimento del sistema politico anche in questa provincia. E sono gravissime anche le sue insinuazioni secondo cui il “partito” avrebbe agito per favorire la candidata Elisa Mariano, “a partire dal numero straordinariamente alto di candidate ammesse alla consultazione”. Ma da quando l’alta partecipazione rappresenta un problema? Da quando la democrazia si assicura limitando il numero dei candidati?”.
Risentito, il sindaco brindisino non risparmia i colleghi già intervenuti: “hanno detto la loro anche dirigenti regionali e nazionali che, a dire il vero, in passato non si sono mai interessati alle vicende brindisine”. In attesa dei risultati delle indagini, al momento la Digos ha ascoltato circa trenta persone che avrebbero dichiarato di non essersi recate alle urne pur comparendo tra i registri, Consales invita al contegno per evitare il tentativo di qualcuno di “demolire l’attuale classe dirigente allo scopo di far posto a chi magari non si è mai misurato con il consenso”. Serenità è stata invece espressa dagli eletti, soprattutto di Sel. Procedure ineccepibili e registri cofirmati da Italia Bene Comune, come hanno confermato anche dal Pd, non destano preoccupazione all’interno della coalizione, ma il leader di Sel, Vendola, come forma di tutela ha deciso di querelare Colizzi.
M.Cristina Pede