Giorni difficili per la Città di Otranto: la culla del turismo salentino deve fare i conti con la fuga di Club Med, dopo quasi 40 anni di permanenza sul territorio. 150 lavoratori col fiato sospeso si sono ritrovati, nella serata di ieri, per individuare strategie che possano portare le istituzioni a tenere i riflettori accesi sulla vicenda: era presente anche il sindaco Luciano Cariddi. Oggi si è svolto un sit-in davanti al villaggio per tutta la mattinata, a cominciare dalle 8. «La proprietà non ha saputo gestire questo patrimonio in maniera efficace e d efficiente», spiega il sindaco di Otranto. Il soggetto in questione è Invitalia, Agenzia Nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, che affitta a operatori come Club Med diverse strutture e che in questo caso, secondo Cariddi, non avrebbe mosso un dito per scongiurare la dipartita. Insomma, il primo problema è l’indifferenza di una società pubblica (Invitalia) partecipata dallo Stato.
Il sindaco parla di «un muro di gomma» sul quale si stanno infrangendo i destini di tanti lavoratori: un guaio per l’economia di Otranto. Cariddi spiega la situazione:«La proprietà, cioè lo Stato, non ha mosso un dito, mentre l’operatore (Club Med) aveva già deciso di andare via, seguendo logiche di mercato tipiche delle multinazionali, ma siamo stati avvisati un mese prima. L’operatore ha deciso di non aprire per la prossima stagione, anche se dovrà pagare il canone che scade nel 2013. Per Otranto 150 lavoratori sono un numero enorme, in un momento di crisi in cui non è facile trovare soluzioni alternative». Com’è possibile che a Otranto entri in crisi un grande marchio del turismo? Un villaggio in quella zona del Salento dovrebbe essere una miniera d’oro. «Nel 2011 si è registrato uno stop sulla crescita turistica – chiosa il sindaco – un segnale di allarme che si è avvertito, nonostante la nostra città sia una meta turistica molto gettonata. In realtà, Club Med non subisce una vera crisi, ma ha deciso di ricollocarsi nell’ambito di scelte strategiche che spingono la proprietà a lasciare e di posizionarsi in strutture nuove e non datate come quella in cui erano». Una cosa che fa indignare i sindacati, «perché negli anni anche quella struttura ha usufruito di finanziamenti pubblici»
Ci risiamo: valutazioni economiche tipiche della globalizzazione, che spingono certe multinazionali a traslocare dove i costi del lavoro sono più bassi, anche quando in realtà le cose procedono normalmente e non ci sono perdite. È quello che è avvenuto con la Bat, ma anche altrove. Ecco perché il governo centrale dovrebbe giocare un ruolo da protagonista e non da assente. Ma cosa avrebbe potuto fare lo stato con Invitalia? «Non è solo una questione di canone di locazione, spiega Cariddi, che si poteva abbassare per convincere l’operatore a restare sul territorio, ma c’è da dire che l’aumento dello spread, che Berlusconi afferma essere una bufala, in realtà porta a non recuperare nemmeno il costo del denaro che Invitalia investe per le ristrutturazioni annuali. Il tasso di rendimento nel settore del turismo, con i canoni di affitto, non copre i canoni d’interesse che Invitalia deve pagare per l’indebitamento sul mercato finanziario che deve effettuare per pagarsi questi interventi».
La proprietà, secondo il sindaco, non ha elasticità di ragionamenti e, quindi, sta già cercando un nuovo operatore: «Si istaureranno dei problemi giudiziari tra proprietà e vecchio operatore, ma Club Med è irremovibile: è a Otranto dagli anni ’70 e non ha nessuna intenzione di rimanerci. Come sindaco sto cercando di capire si si possa individuare un nuovo operatore nel breve periodo». Una corsa contro il tempo, mentre l’estate è sempre più vicina.