Elena Gentile è il nuovo assessore alla Sanità del governo Vendola, il quarto cambio in otto anni, ma i nodi più difficili di questo settore non sono stati ancora risolti: nel suo blitz al Vito Fazzi, il neo assessore ha scoperto strumenti rotti e sporcizia. Una sanità da rifare, con lunghe liste d’attesa e personale in difficoltà. Oggi è stata diffusa la notizia sulle imminenti nuove assunzioni che risolveranno il problema del turnover. A Bari, in conferenza stampa l’annuncio: 1600 assunzioni tra medici e infermieri. Vendola ha addossato le colpe alla «banda delinquenziale» che ha agito da Roma (Fitto incluso) per rendere la sanità pugliese inefficiente.
Assessore Elena Gentile, per lei questo non è un campo nuovo, perché lei è un medico, ma la sua ispezione a sorpresa le ha fatto toccare con mano problemi annosi e sottovalutati della nostra sanità.
«Ho visitato solo alcuni reparti del Fazzi, dopo aver inaugurato il reparto di day hospital di oncoematologia pediatrica: un vero e proprio gioiello per com’è stato concepito e per il livello di competenza e umanità che offrono gli operatori all’interno. Ho riscontrato grandi livelli di competenza del personale, ma inefficienze strutturali, soprattutto per quanto riguarda la dotazione strumentale: ho trovato un ecografo datato 2004, obsoleto rispetto alle nuove tecnologie».
Le Tac sono spesso rotte, con gravi conseguenze per il funzionamento degli ospedali.
«A fronte, però, di un investimento, prodotto negli ultimi mesi, di 220 milioni di euro per la ristrutturazione tecnologica del sistema sanitario».
Oggi avete dato la notizia delle nuove assunzioni: è superato il problema del turnover?
«Noi siamo vittime delle scelte di spending review che gli ultimi governi hanno applicato al sistema sanitario: non è colpa nostra l’aver bloccato il turnover e l’aver congelato le procedure concorsuali. Siamo nelle condizioni, oggi, di guardare con sufficiente ottimismo, nelle prossima settimane, atteso che i nostri conti ormai sono in ordine: abbiamo rispettato il diktat del governo e siamo pronti ad avviare un percorso rapidissimo di implementazione del personale».
È vero che vuole già cambiare i vertici delle Asl?
«Questo, al momento, non è ipotizzabile e possibile, perché i manager hanno un contratto che dev’essere rispettato e che prevede alcuni step di verifica: non è un atteggiamento punitivo, ma verificheremo che gli obiettivi siano stati raggiunti e ci regoleremo di conseguenza. Vogliamo dare uno scossone al sistema e capire perché ci sono ritardi e rallentamenti: vogliamo rimuovere i blocchi e i ritardi anche sulle riconversioni degli ospedali chiusi. Abbiamo dato delle indicazioni chiare ai manager e ora dobbiamo verificare e capire perché molte strutture non sono ancora pronte. Il nostro è un utile atteggiamento di controllo sull’opera dei vertici delle Asl».
Altro problema che Vendola aveva promesso di risolvere, ma che non si riesce a risolvere, è quello delle liste d’attesa.
«In molti casi dipende dalla mancanza di tecnologie adeguate, per altro verso c’è il problema della mancanza del personale: siccome sono stati chiusi molti ospedali, dobbiamo sbrigarci a ricollocare quel personale per rafforzare la diagnostica per immagine e farla funzionare anche nelle ore pomeridiane, per dare risposte più rapide ai cittadini».
Altra anomalia è quella dei costi standard. Perché non ce la facciamo a pagare lo stesso prezzo che si paga nelle Asl del nord?
«Anche questo è un tema assai sensibile: abbiamo avviato il sistema della centralizzazione degli acquisti, perché acquistare per grandi numeri significa risparmiare. Il tema è come migliorare l’organizzazione per contenere i costi e rientrare nei limiti che il governo ha posto. Comprare le siringhe per una sola Asl è diverso dal comprarle per tutte, perché nel secondo caso si ottiene un risparmio».
Eliana Degennaro