Di F.O.
Chiuse le indagini preliminari a carico di Rocco Pierri, il 38enne originario di Casarano ma residente a Miggiano, accusato di aver ammazzato nel settembre del 2001 nei pressi di Zurigo Maurizio D’Amico, 41 anni, di Copertino. Pierri venne arrestato nel pomeriggio dello scorso Natale a distanza di 11 anni da quell’episodio su un mandato di arresto europeo quando fu fermato per un normale controllo di routine dagli agenti di Polizia del Commissariato di Taurisano, coordinati dal dirigente Salvatore Federico e contestualmente dalla squadra di polizia giudiziaria coordinata dal sostituto commissario Rosanna Buffo. Secondo la Magistratura elvetica, su input dei colleghi di Taurisano che con il loro impegno hanno riaperto il caso, sarebbe stato proprio Pierri ad uccidere D’Amico con il quale il 38enne coabitava ad Adliswill, nelle vicinanze di Zurigo attraverso delle modalità piuttosto efferate. Pierri avrebbe strangolato l’amico di casa stringendogli una sciarpa intorno al collo, causandogli la frattura delle corna maggiori dello ioide, (che ne avrebbe causato la morte). Secondo la ricostruzione, poi, il presunto omicida avrebbe infilato la testa del coinquilino in una busta di plastica che avrebbe provveduto a chiudere con bande adesive all’altezza della nuca e della bocca. Infine, avrebbe appiccato il fuoco al letto in cui giaceva D’Amico. Per l’accusa, però, ci sarebbe anche dell’altro. Pierri si sarebbe impossessato della carta bancomat di D’Amico, sottraendola dall’abitazione nelle quale risiedeva. Il presunto killer avrebbe utilizzato la carta tentando di prelevare la somma di 300 franchi svizzeri presso gli sportelli degli istituti di credito. L’indagato, all’epoca, viveva in Svizzera per questioni di lavoro. Era impiegato all’interno di una ditta di costruzioni. Da almeno sette anni, però, era tornato nel Salento. Pierri era già stato arrestato nell’ambito dell’operazione “Santa Claus”, perchè era considerato un presunto affiliato del clan Scarcella, ma da tempo aveva chiuso i propri conti con la giustizia. A Miggiano si era rifatto una vita con la compagna e il figlio di 5 anni. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, dinanzi al Presidente della Corte d’Appello di Lecce Mario Buffa, Pierri, assistito dall’avvocato Flavio Santoro, respinse tutte le accuse e subito dopo si bloccò decidendo di non rispondere più ad alcuna domanda.