“Primavera vien danzando, vien danzando alla tua porta. Sai tu dirmi che ti porta? Ghirlandette di farfalle, campanelle di vilucchi quali azzurre, quali gialle, e poi rose, a fasci e mucchi”. Angiolo Silvio Novaro
Marzo è il terzo mese dell’anno secondo il calendario gregoriano, ed il primo della primavera nell’emisfero boreale, dell’autunno nell’emisfero australe, ha 31 giorni e si colloca nella prima metà di un anno civile. Il nome deriva dal dio romano Marte, dio della guerra, poiché era proprio in questo mese che generalmente iniziavano le guerre.
Esso arriva ruggente come un leone e va via mansueto come un agnello; è una vera e propria guerra civile fra ruggiti e belati fino all’ultimo dei suoi giorni.
Se in marzo nevica, la neve è bagnata e se piove, la pioggia è gelida.
Febbraio raffigura l’inverno, aprile la primavera e marzo, invece, denota soprattutto paesaggi brulli, cielo nuvoloso e tempo melmoso.
Fa volare via repentinamente il cappello dalla testa degli elegantoni e ridicolizza gli arroganti. I passanti sembrano tanti spaventapasseri dagli abiti svolazzanti, pronti ad affrontare le intemperie climatiche con tanto di cappello, guanti, sciarpa, impermeabile, stivali e l’inseparabile ombrello, stile classico lord inglese.
E’ il mese più birichino dell’anno e se fosse una persona sarebbe assolutamente prolissa, permalosa ed instabile. Pensandoci bene nella nostra vita esiste qualcosa di simile a marzo, un periodo di transizione in cui il vento soffia forte da ogni parte senza che niente succeda.
In marzo, alzando il bavero della giacca e del cappotto, sorge spontanea una domanda: “Nessuno ha trovato ancora una semplice scorciatoia per passare dalla stagione sterile a quella feconda?”
E proprio come si verifica nelle favole, magari in questo mese saremo come per magia svegliati dal dolce bacio della Bella Addormentata, accontentandoci momentaneamente della Strega Capricciosa.
“Marzo molle, grano per zolle” (se umido nuoce al grano). “Marzo pazzerello guarda il sole e prendi l’ombrello” (sottolinea la variabilità del tempo meteorologico, tipica di questo periodo dell’anno), alla stregua di… Sereno Variabile!
La felicità di primavera, guardandosi attentamente intorno, è quella della timida gemma, del germoglio, della rinascita, della creatività, della fioritura che fa una gradevole irruzione nel mondo visibile, quella dell’estate è quella tipica della maturità del frutto, del trionfo del sole, mentre quella dell’autunno appartiene alla singolare percezione del tramonto, della vendemmia dell’uva dorata, dei primi freddi, dell’inizio dell’addio alla luce. E poi, arriva inesorabilmente la felicità del buio, della notte, degli alberi ormai brulli, del “letargo”: sì, proprio cosi’, la felicità della goccia cosciente che si prepara ad affidarsi all’oceano.
E’ questo che faceva affermare ai saggi: “la vera felicità arriva solo nell’età avanzata, quando ci si accorge che tutto è assolutamente relativo in quanto non dura in eterno ed ha il sapore dell’eterno che dimora in noi”.
Gli antichi sapevano che ogni stagione portava all’anima differenti energie, da scoprire e da conoscere, lì dove l’alternarsi delle stagioni celebravano la nostra vita con le sue danze misteriose, le sue nascite e le sue morti.
Eros accende la sessualità, oltre al piacere di soffermarsi dentro di sé, godendo della libertà, dei viaggi, delle serate amene con gli amici e tanto altro ancora… aria di novità, quindi, perle di felicità!