Subisce continui ammanchi di piccole somme di denaro dalla sua abitazione e, dopo l’ennesimo prelievo, decide di incastrare il presunto ladro con una trappola organizzata ad hoc. Marcello Ferramosca, 50 anni, di Matino, è stato condannato a due anni di reclusione con l’accusa di rapina aggravata dai giudici della seconda sezione penale, (Presidente Roberto Tanisi, a latere Fabrizio Malagnino, Pasq). L’imputato, difeso dall’avvocato Davide Pastore, non potrà beneficiare della sospensione della pena e rischiava una condanna a tre anni di reclusione, così come aveva invocato, nel corso della sua requisitoria, dal sostituto procuratore Francesca Miglietta. I fatti: in casa di Giovanni Corsano, di Matino, da tempo, si registravano sistematici furti di denaro. Piccoli prelievi, di 20, 30 euro, alla volta, giusto per non dare troppo nell’occhio. Il proprietario di casa, però, insospettito da quei continui ammanchi, quando a fine mese i conti non gli tornavano, concentrò i propri sospetti su Ferramosca, abituale frequentatore della sua abitazione per via di un’amicizia consolidata. Corsano decise di organizzare la trappola il 17 luglio del 2011. Piazzò su di un mobile della cucina una fotocamera mettendo nel portafogli all’interno del marsupio la somma di 20 euro adagiando il borsello sul tavolo. Il proprietario di casa si era anche cautelato fotocopiando la banconota con il numero di matricola correlato e chiamò l’amico. Appena Ferramosca giunse a casa, Corsano fece finta di girare in altre stanze per poi rientrare in cucina e scoprire che il portafogli era stato nuovamente ripulito. Tra i due amici si scatenò un parapiglia. Ferramosca avrebbe anche colpito al volto Corsano provocandogli un graffio per poi allontanarsi. La presunta vittima del prelievo raggiunse la guardia medica e subito dopo la stazione dei militari per denunciare l’accaduto e dare il via alle indagini. Nelle carte dell’inchiesta è confluito anche il video che inchioderebbe Ferramosca. Il suo avvocato difensore, Davide Pastore, nel corso dell’intervento conclusivo, aveva evidenziato come non ci fosse la volontarietà dell’imputato di colpire al volto il suo amico ma che la reazione dovesse essere inquadrata come un semplice gesto per divincolarsi. Per questo l’avvocato aveva chiesto che il reato di rapina aggravata venisse derubricato in furto aggravato. Corsano non si era costituito parte civile.
F.O.