Dopo l’annuncio dello sblocco del turnover nella sanità pugliese, scoppiano le polemiche politiche. Vendola ieri, a Bari, ha commentato la buona notizia delle 1600 assunzioni tra medici e infermieri, che avverranno entro l’estate, puntando il dito contro i governi di centrodestra, che avrebbero danneggiato, con i loro diktat, la sanità pugliese. Oggi, i consiglieri di centrodestra rispondono parlando di «delirio del centrosinistra pugliese». Ma c’è anche chi polemizza sull’esiguo numero di assunzioni destinate al Salento. Saverio Congedo commenta tranchant: «Per Lecce cinque medici e un ecografo sono ben poca cosa». Lo sblocco di 800 assunzioni, nella prima tranche, non convince il consigliere del Pdl, perché la provincia di Lecce sarebbe stata trascurata ancora una volta: ci sarebbe «una immotivata disparità territoriale» nelle scelte amministrative.
«La visita dell’assessore Gentile al Fazzi – sottolinea – mi ricorda tanto quello che accadeva con il medico di famiglia quando, ormai tanto tempo fa, si recava nelle case dei pazienti e trovava tutto in ordine, il letto con le lenzuola pulite e la tavola imbandita, per nascondere purtroppo la miseria di quegli anni difficili. Tutti sappiamo il degrado con cui la sanità pugliese sta facendo i conti, i disagi dei pazienti, le liste d’attesa, le difficoltà degli operatori, ma sembrerebbe che nulla di tutto questo sia emerso dalla sortita leccese dell’assessore. Deve essere andata proprio così, tanto è vero che il sopralluogo ha portato la Regione ha decidere la sostituzione di un ecografo obsoleto al Fazzi e l’assunzione nella Asl Lecce di soli 5 medici su 800 tra medici e infermieri in tutta la Puglia. Non c’è che dire, si tratta proprio un intervento provvidenziale per i bisogni sanitari della provincia di Lecce».
Anche il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, nell’incontro di ieri con il Corrieresalentino.it, ha parlato dell’ennesima disattenzione del governo regionale nei confronti della nostra provincia, dopo il ritiro delle deleghe e della vicepresidenza ad assessori del territorio.
Ieri l’intervento del neoparlamentare Rocco Palese, che respinge al mittente le accuse di Vendola: «Tutti i ritardi ed i disservizi di cui soffre oggi la sanità pugliese e la stessa norma sul Piano di Rientro, sono imputabili solo alla sinistra. E’ stata la sinistra di Prodi ad introdurre le norme che prevedono il Piano di Rientro, con la Finanziaria 2008 ed è stata la sinistra di Vendola e compagni ad applicare in Puglia quella norma con oltre due annidi ritardo. Il Governo Berlusconi si è limitato ad accogliere l’istanza di Piano arrivata dalla Puglia e, siccome è arrivata con ritardo, lungi dal ‘ricattare’ il Governo Vendola, lo stesso Governo Berlusconi ha anche riaperto i termini (ormai scaduti per i ritardi della Regione) per consentire alla Puglia di poter ancora presentare il Piano. I contenuti di quel Piano, lo abbiamo detto anche in musica ormai, sono di esclusiva responsabilità politica del Governo Vendola che ha deciso di basarlo solo sui tagli ai servizi e non agli sprechi e di conseguire risparmi soprattutto sul personale. Nel frattempo, peraltro, il Governo Vendola ha imposto ai pugliesi circa 2 miliardi di euro di tasse regionali aggiuntive in 8 anni e continua ad imporne ulteriori 270 milioni di euro nel 2013. Ma non è tutto: dopo aver presentato il Piano con due anni di ritardo, il Governo Vendola ha accumulato altri ritardi nella rideterminazione delle Piante Organiche, atto indispensabile questo per consentire al Governo nazionale di prendere in esame le richieste di deroga al blocco del turn over avanzate dalla Puglia. Come si vede – conclude Palese – è inutile, e ormai supera il ridicolo, sostenere oggi che la Puglia abbia subito ricatti politici da qualcuno. Ciò che, invece, è utile che i pugliesi sappiano, ma che al momento non si evince dai resoconti della conferenza stampa di ieri, è come intenda il Governo Vendola procedere a queste assunzioni e come intenda garantire legittimità, trasparenza e meritocrazia al percorso di reclutamento del personale necessario ai nostri ospedali».