La modalità di Project Financing per la quale lo spazio di Piazza Palio di Lecce è stato dato in concessione a gestione privata, ha nella sua accezione qualcosa di innovativo e che bypassa la difficoltà dell’ amministrazioni comunale di realizzare opere pubbliche senza oneri finanziari. Il processo è semplice: lo spazio viene concesso in uso ad un privato che lo utilizza per un suo profitto ma non senza concedere lo stesso spazio all’utilità pubblica. Ed è qui che Piazza Palio, al momento, non risponde al Project Financing, in quanto spazio chiuso, non fruibile dai cittadini e con la possibilità da parte del comune di utilizzarlo per 12 giorni l’anno.
Il principio urbanistico di opera pubblica sul quale si fonda la concessione è dunque disatteso. A denunciarlo è il consigliere di minoranza Carlo Salvemini di Lecce Bene Comune che questa mattina ha incontrato la stampa insieme all’architetto Rita Miglietta. “ Una convenzione troppo sbilanciata verso gli interessi del concessionario, di durata trentennale, con inadeguati ritorni per la città e un progetto slegato dal contesto urbanistico”, lo hanno considerato i rappresentanti di Lecce bene Comune, per mancanza di progettazione, scarso controllo dell’amministrazione e sottrazione dello spazio pubblico.
Il progetto così come è stato pensato, realizzando un polo fieristico in grado di accogliere manifestazioni ed eventi di rilievo e con notevole affluenza, risulta carente di tutti quei servizi che di contorno dovrebbe offrire, a partire dai parcheggi. Non a caso, nell’ultimo evento dedicato ai bambini, “Magicò”, gli spazi circostanti erano gestiti da parcheggiatori abusivi e le auto soggette a multe.
Il concessionario dell’opera, Lecce Eventi Srl, società partecipata al 51 per cento dalla Spes srl della famiglia Palumbo, gruppo Leadri, rinvia la consegna dei lavori con lunghe proroghe; ad oggi si tratta di oltre 450 giorni di ritardo, nonostante ci sia già da tre anni avviato l’attività fieristica. Anche questa una anomalia sulla quale l’amministrazione comunale non impone le regole alla base della concessione. L’attività del concessionario è stata infatti avviata da un’agibilità parziale concessa dal comune, con la quale si realizzano eventi.
Una strana impasse nella quale l’amministrazione comunale sembra benevola nei confronti “di un privato concessionario, lo stesso che ha ottenuto il pagamento di lodi arbitrali per complessivi 23 milioni di euro di risorse pubbliche nella realizzazione della Tangenziale”.
Un’altra questione rilevante è il punto della concessione in cui si riserva lo spazio, in assenza di manifestazioni, ad area verde attrezzata di interesse e fruizione pubblica. Al momento un progetto irrealizzabile dato che l’intera area è stata occupata da una tendostruttura che non lascia spazio se non ad un corridoio circostante come servitù di passaggio.
“Questo punto raccoglie il senso del fallimento dell’operazione e svela la scarsa qualità del progetto.
P.zza Palio, è un’opera incompleta: dotata di una agibilità parziale che consente solo al concessionario di usufruire e trarre profitto dello spazio del tendone tensostatico (6200mq), non permettendo ancora alla collettività di poter liberamente fruire dell’area come spazio di verde attrezzato” secondo Salvemini che avanza una proposta all’amministrazione comunale.
“Partendo dal calcolo approssimativo delle penali dovute dal Concessionario in caso di mancato riconoscimento delle proroghe e pari a circa 600.000 euro (senza considerare l’ultima ancora in corso), invitiamo l’Amministrazione Comunale a chiedere una compensazione mediante la realizzazione di standard di servizi evidentemente carenti nell’area: aree verdi, alberature, parcheggi, marciapiedi, piste ciclabili.
E’ vero che l’art. 3 della Convenzione stabilisce che in ogni caso l’ammontare complessivo delle penali non può superare il 10% dell’importo complessivo dei lavori pari a 1.850.000 circa.
Ma siamo certi che partendo dalla constatazione oggettivo del fallimento della parte pubblica del progetto vi sia l’interesse reciproco delle parti a trovare un accordo.
Un solo dato da ricordare come riferimento: il Parco dei Bambini è costato alla città 600.000.
Sarebbe bello se il concessionario volesse risarcire la città con un’opera magari più piccola ma altrettanto utile”.
M. Cristina Pede