La banda era specializzata nei furti di rame dai campi fotovoltaici ed al vertice del gruppetto ci sarebbe una guardia giurata, che avrebbe dovuto sorvegliare i parchi proprio per evitare le razzie di “oro rosso”.
Nove in tutto le ordinanze di custodia cautelare emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Lecce, Dott. Carlo Cazzella, richieste dalla Dottssa Carmen Ruggero, ed eseguite dai carabinieri di Maglie a carico di altrettante persone, tutte di Casarano.
I nove, di cui 7 in carcere e 2 ai domiciliari, sono accusati di avere fatto parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, in particolare furti di rame presso campi fotovoltaici. Due sono invece le persone denunciate per estorsione.
Le operazioni hanno avuto inizio all’alba, quando i carabinieri delle Compagnie di Tricase, Casarano, Gallipoli, hanno bussato alle porte degli arrestati.
In manette sono finiti: Quintino Causo, 48 anni di Ugento, residente a Casarano, guardia giurata di un istituto di vigilanza di Racale; Sabrina Angilè, 38enne nata in Germania e residente a Casarano; Cristian Giovanni Causo, 25enne residente a Casarano; Salvatore Protopapa, 28enne di Casarano; Emanuele ed Alessandro Zompì, 23enne e 27enne; Alessio Ciriolo, nato a Poggiardo nel 1991, residente a Casarano; Antonio Amin Afendi, nato a Casarano nel 1991, ivi residente e Simone Alfarano, 23enne, di Casarano.
A vario titolo, sono ritenuti responsabili di almeno 16 “colpi”, 6 furti di rame presso campi fotovoltaici (Ugento, Soleto, Matino, 2 volte Zollino e Sternatia), il furto di rame al Campo Sportivo di Sanarica, il furto di rame a cabine dell’Enel di Ruffano, il furto di rame al cimitero di Collepasso, il furto di una slot-machine ad un bar di Casarano, 3 furti all’interno di Chiese (Casarano, Gemini di Ugento e Melissano), oltre ai 2 tentati furti all’ex deposito dell’Enel di Maglie ed il furto in abitazione a Casarano per i quali sono stati effettuati gli arresti a riscontro dell’attività d’indagine.
Il gruppo era molto affiatato, a tal punto che qualcuno decise di rapire ed ammazzare l’asina “Papira”, da diversi anni impiegata nel presepe vivente di Tricase, per macellarla ed offrirla al alcuni membri della banda, già finiti in carcere nel corso dei mesi.
L’episodio è emerso da un’intercettazione ambientale tra il padre e il fratello di uno degli arrestati, durante la quale i due riferiscono di avere “rubato l’animale, trasportato a bordo di un camion a Casarano e poi ammazzato e macellato”. La carne del povero somaro fu cucinata e portata all’interno della Casa Circondariale di Lecce in omaggio ai familiari e amici detenuti.
L’indagine “Papira” trae origine dagli arresti effettuati a Maglie, presso l’ex deposito dell’Enel, per il tentato furto di rame del 31 agosto 2011 ( in cui furono arrestate 3 persone) ed del 6 novembre 2011 (in cui furono arrestate 2 persone). Le immediate attività investigative hanno consentito di disvelare, da subito, un vera associazione, con base a Casarano, rivolta principalmente ad attività predatorie presso campi fotovoltaici.
L’attività investigativa da parte del Nucleo Operativo della Compagnia di Maglie, inizia proprio nel gennaio 2011, mese in cui l’attività predatoria nei confronti dei campi fotovoltaici era piuttosto consistente, in particolare nella zona tra Soleto, Sternatia e Zollino. Gli investigatori hanno cercato di legare i due furti di rame del gruppo criminale all’ex deposito dell’ENEL di Maglie agli innumerevoli furti di rame del territorio della Compagnia di Maglie e della provincia di Lecce.
L’attività, terminata nel mese di aprile 2012, supportata non solo da attività tecniche mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali anche in carcere, ma anche da riscontri e sequestri effettuati presso i raccoglitori di rame, ha fatto emergere da subito un’articolata organizzazione nel comune di Casarano, epicentro del sodalizio criminale. È qui che risiede Quintino Causo, il vigilante ritenuto a capo della banda, che avrebbe sfruttato il suo lavoro per indicare ai “suoi ragazzi”, compreso il figlio Cristian Giovanni, i colpi da effettuare e soprattutto le modalità per accedere ai campi.
Durante l’attività è stato accertato che il gruppo criminale nell’anno 2011 aveva operato indisturbato in tutto il sud Salento, effettuando ogni tipologia di furto di rame – presso i campi fotovoltaici in particolare, o presso i cimiteri o campi sportivi – e razzie in altri posti come chiese, bar e abitazioni.
L’indagine ha portato anche alla denuncia in s.l. di altri dieci soggetti, responsabili a vario titolo dei vari colpi insieme al gruppo, ma non facenti parte dell’associazione.
Secondo le stime degli investigatori, il gruppo, rivendendo il rame rubato, avrebbe “ricavato” oltre 100 mila euro.
Due degli arrestati sono indagati anche per estorsione ai danni di un componente della banda. Alfarano e Afendi, secondo gli investigatori, si sarebbero recati in casa di Emanuele Zompì armati di pistola, pretendendo la quota del furto messo a segno il giorno precedente, nella chiesa di Gemini. In quella occasione, i due si impossessarono di 350 euro.
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