SVEZIA/SALENTO – L’indignazione si è estesa a macchia di leopardo in pochi giorni, tanto che, alla fine, l’azienda svedese produttrice del “Mafiozo” ha fatto dietrofront: cambierà il nome sull’etichetta.
A comunicarlo è stato direttamente l’amministratore aziendale e responsabile del marketing dell’azienda vinicola “Concealed Wines” di Stoccolma Calle Nilsson che, contattato via mail, ha spiegato come l’azienda abbia deciso di cambiare il nome al vino, “ma di non avere ancora scelto quale sarà quello nuovo. In ogni caso – scrive Nilsson – sarà un nome che non sarà inteso come offensivo, ma non è escluso che l’azienda decida di smettere di vendere il “Mafiozo”, piuttosto che cambiargli il nome”.
Il motivo del dietrofront dell’azienda svedese è presto detto: “il motivo per cui abbiamo deciso di cambiare il nome è perché alcune persone hanno interpretato il nome “Mafiozo” come offensivo. Ma non è mai stata nostra intenzione offendere alcuno. Il nostro scopo era quello di utilizzare un nome italiano, facile da ricordare. Mi scuso – conclude il resposabile del marketing – con coloro che, vedendo l’etichetta, si sono sentiti offesi. Non era questa la nostra intenzione”.
La polemica era nata dopo che un archeologo italiano residente ad Oslo, Rossano Cherubini, si era imbattuto in una delle bottiglie “incriminate” e, sentendosi come italiano offeso, aveva manifestato il suo disappunto, segnalando l’episodio ad un giornale norvegese, il “The Local”: l’etichetta delle bottiglie di vino accostava il volto del gangster Lucky Luciano all’appellativo “mafiozo”, ma nonostante il cambio di una lettera, non lasciava aperte altre possibilità di interpretazione. La scritta “Salento – Indicazione Geografica Protetta”, in calce all’etichetta rendeva inevitabile, infatti, l’accostamento del nostro territorio con fuorilegge e logiche mafiose.
Un precedente simile era stato riscontrato anche in Italia ad agosto scorso quando, a Rimini, alcuni turisti norvegesi si indignarono per alcune bottiglie di vino, di cui alcune riportavano sull’etichetta l’effige di Hitler ed altre quella di Mussolini.
“Non vorrei essere chiamato “patriota” – ci scrive l’archeologo italiano, che continua – Vivendo da oltre 16 anni fuori dall’Italia, ho imparato a guardare con un occhio critico, equilibrato ed obiettivo ciò che riguarda la mia nazione. La mia non è stata una questione di nazionalismo, ma una questione di principio: tutti dovrebbero indignarsi alla vista delle etichette nazi-fasciste sulle bottiglie di vino, così come tutti dovrebbero indignarsi davanti ad un’etichetta che glorifica la mafia”.
Il fondatore dell’azienda svedese aveva definito “divertente” la scelta di accostare il volto del gangster Lucky Luciano al nome del vino, “Mafiozo” appunto, dove il cambio di lettera – secondo la versione della casa vinicola – starebbe solo ad indicare il “Gangsta rap”, uno stile hip hop molto popolare.
Ma – come detto – la “Concealed Wines” ha deciso di tornare sui suoi passi ed il “Mafiozo” cambierà nome, con buona pace di tutti i salentini.
Claudio Tadicini
VINO “MAFIOZO”, LA REGIONE PUGLIA CHIEDE SANZIONI PER IL PRODUTTORE
Sul caso del vino “Mafiozo”, messo in commercio dall’azienda svedese “Concealed Wines” con l’immagine del noto malavitoso Lucky Luciano con la dizione Igp “Salento” sull’etichetta, prende posizione la Regione Puglia che chiede sanzioni per il produttore.
Per questo motivo, il responsabile dell’Assessorato regionale alle Risorse Agroalimentari, Fabrizio Nardoni, ha scritto all’ambasciatore italiano in Svezia Elena Basile. «Mentre la Puglia chiede e ottiene il riconoscimento internazionale dei suoi prodotti di qualità, c’è chi pensa ancora – spiega l’assessore regionale – di poter sfruttare il Puglia sounding e più in generale il riferimento all’Italia del malaffare per farsi un pò di volgare pubblicità ai danni di un comparto che invece da tempo è sinonimo di grande correttezza, sviluppo e modernità».
«Un fatto increscioso – si legge nella nota della Regione – al vaglio già da alcuni giorni del Ministero e ora posto all’attenzione dell’ambasciatore d’Italia in Svezia. Ho ritenuto opportuno – aggiunge Nardoni – avvertire il nostro ministro plenipotenziario in Svezia perchè questa operazione di marketing di bassa lega ferisce più di una volta il comparto vitivinicolo italiano e salentino in particolare. E non è solo l’accostamento inaccettabile e deplorevole di personaggi e fenomeni criminali alle produzioni nazionali di qualità ad offenderci – scrive Nardoni – ma anche l’ennesimo svilente episodio di agro pirateria compiuto ai danni di una filiera produttiva, quella enologica, per la quale l’Italia e la Puglia lavorano da anni in nome della qualità, della sicurezza e della tracciabilità».
L’assessore Nardoni pone dunque dei dubbi anche sulla indicazione geografica riportata sull’etichetta. «La Igp – dice – deve rispettare rigide norme comunitarie e nazionali e dubito che nella miscela di uve utilizzate da questa azienda svedese, ci siano solo vitigni autoctoni salentini. Tale iniziativa – scrive Nardoni nella lettera all’ambasciatore – danneggia quindi gravemente il sistema produttivo che ha fatto notevoli sforzi, puntando sulla qualità e l’immagine dei prodotti del territorio, ma anche la reputazione dello Stato italiano e dei suoi cittadini. La Regione Puglia – conclude – è intenzionata a perseguire le eventuali violazioni e a chiedere le azioni necessarie per sanzionare il produttore per il torto subito».