BORGAGNE (Lecce) – Scacco matto ai predoni del fotovoltaico. Veloci, organizzati, ed esperti conoscitori del territorio razziavano pannelli per poi piazzarli in Marocco dopo aver raggiunto il porto di Marsiglia. L’ultimo colpo, però, è costato caro ai componenti della banda di magrebini intercettata e bloccata nella notte sulla statale Lecce-Maglie all’altezza del centro commerciale “Leclerc”. Il bilancio finale è di cinque furgoni sequestrati con un carico di circa mille pannelli per un valore che supera i 150 mila euro.
FASI DELL’OPERAZIONE Mesi e mesi di intercettazioni, pedinamenti, appostamenti hanno così consentito ai carabinieri di bloccare un vero e proprio sodalizio sospettato di aver compiuto diciotto furti in provincia di Lecce sin dall’ottobre dello scorso anno. Questa notte le segnalazioni raccolte lasciavano pochi dubbi: i predoni erano pronti ed entrare in azione a Borgagne così come effettivamente poi avvenuto. Anche in questa circostanza è scattato l’allarme ma i ladri, in pochissimi minuti, hanno depredato circa mille pannelli per caricarli su cinque furgoni e allontanarsi a gran velocità. Il dispositivo predisposto dai carabinieri, però, ha funzionato. I militari delle compagnie di Lecce, Maglie, Campi Salentina e Gallipoli, dislocati su più punti della statale hanno bloccato e arrestato i predoni poco dopo le 3,30. Nelle fasi convulse dell’operazione che ha coinvolto quattro compagnie un cittadino tunisino è sfuggito all’arresto ed ora è ricercato. Tra le persone finite in manette ci sono anche quattro cittadini marocchini fermati circa due mesi fa per un altro colpo messo a segno nell’area adibita a campo fotovoltaico ad Ugento dove furono rubati circa 400 pannelli: Khalid Zahi, 30enne; Mohamed Anoune 34 e Mohamed Boui, di 38 e Mohamed Mankouch, 28 anni.
ABILITA’ DELLA BANDA L’organizzazione, nel corso degli assalti, ha esibito un’abilità fuori dal comune nella velocità con cui smontava i pannelli raggiungendo con estrema disinvoltura anche luoghi impervi. Spesso i ladri, nonostante fosse Eboli la base logistica, effettuavano dei sopralluoghi preliminari per studiare al meglio come colpire e quali vie di fuga adottare. La banda riusciva anche a raggirare i controlli delle guardie giurate ogni qualvolta scattava l’allarme. Dopo un immediato controllo esterno eseguito dai metronotte di turno, i ladri ritornavano e saccheggiavano senza intralci l’impianto. E che non si trattasse di una banda di sprovveduti lo testimoniano alcuni particolari. I predoni del silicio, per contrastare eventuali controlli su strada, provvedevano a schermare la parte posteriore dei furgoni posizionando dei mobili nuovi praticamente imballati: il classico carico di copertura così come avveniva anni e anni fa con il contrabbando di sigarette. E, molto spesso, alla guida degli stessi furgoni si trovavano i ricettatori dei furti, coloro i quali dovevano usufruire dei pannelli. Secondo le indagini queste figure erano del tutto complementari se non identificabili con i ladri stessi perché davano la loro disponibilità ad acquistare il materiale commissionando il furto.
INTROITI E BUSINESS Il tutto per un giro d’affari oltre i confini nazionali che fruttava ingenti incassi all’organizzazione. Ogni pezzo, anche al netto dello stato di usura, veniva acquistato per 30 euro per poi raggiungere il suolo africano dove veniva venduto ad un costo almeno triplicato. Gli arresti potrebbero mettere un freno ai continui assalti avvenuti in provincia con un grave danno così come rimarcato dallo stesso procuratore Motta “sui meccanismi delle aziende agricole e la loro economia” e che aveva creato un forte allarme tanto che era stato interessato anche l’Osservatorio dei reati contro l’Agricoltura presso la Prefettura di Bari.
SVILUPPI NELL’INCHIESTA Le indagini, in ogni caso, non si possono ritenere concluse. Si deve ancora accertare se il gruppo di magrebini abbia compiuto altre razzie in provincia così come sospettano gli inquirenti. Sono diciotto i colpi segnalati in poco più di un anno per un totale di quasi 8 mila pannelli in silicio razziati tra Porto Cesareo, Leverano, Copertino, Nardò, Galatone, Soleto, Carpignano Salentino, Melpignano, Scorrano, Cavallino e San Cesario.
COMMENTO PROCURATORE CATALDO MOTTA Alla conferenza stampa erano presenti, tra gli altri, il sostituto procuratore Carmen Ruggiero, titolare del fascicolo d’indagine, il colonnello del Comando Provinciale dei Carabinieri Nicodemo Macrì, il colonnello del Reparto Operativo Saverio Lombardi, il maggiore Nicola Fasciano (a capo della Compagnia di Campi Salentina presente nel corso dell’operazione notturna insieme al tenente Calo Porta) e il collega Michele Maselli (per la Compagnia di Gallipoli). Il procuratore capo Cataldo Motta ha dichiarato con enorme soddisfazione: “E’ stata portata a termine un’operazione eccezionale a conclusione di un’indagine unica in Italia che ha consentito di smantellare un’organizzazione ben radicata sul territorio”.
F.Oli.