VEGLIE (Lecce) – “Scafista per colpa della crisi”. Si è giustificato così Giovanni Maiorano, 38 anni di Veglie, arrestato giovedì pomeriggio al timone di un semicabinato in cui erano stipati 21 migranti di nazionalità siriana al largo di Capo d’Otranto. Nelle scorse ore si è svolta l’udienza di convalida del salentino con piccoli precedenti penali alle spalle dinanzi al gip Vincenzo Brancato. Il giudice ha convalidato l’arresto e ha disposto la custodia cautelare in carcere. Sono ancora molti però gli aspetti della vicenda da accertare.
Maiorano, assistito dall’avvocato Ezio Maria Tarantino, è rimasto vago. Non ha fornito dettagli. Il salentino, secondo il suo racconto, ha contattato alcuni cittadini stranieri per compiere la traversata da una costa all’altra. Ha raggiunto un porto della zona per poi solcare le acque dell’Adriatico e attraccare in Grecia. I migranti sono saliti sul fuoribordo per poi raggiungere l’Italia. Ma su chi abbia contattato Maiorano, per prestarsi al trasbordo, è rimasto vago. E’ molto probabile, però, che il traffico di migranti sia gestito da un’organizzazione transnazionale con “cellule” in più paesi. L’udienza di convalida non è neppure servita per accertare quanto avrebbe fruttato la traversata al salentino in termini di ricompensa. E’ certo, però, che Maiorano non ha cercato di scappare al momento del suo arresto. Per avere un quadro ben più chiaro gli investigatori ascolteranno i migranti accompagnati nel frattempo nel centro di assistenza “Don Tonino Bello”. Anche per accertare quale fosse la destinazione finale del viaggio.
L’arresto è stato eseguito dai finanzieri del Reparto aeronavale. Lo scafista e i cittadini siriani sono stati intercettati a bordo di uno scafo di otto metri. I militari, insospettiti dalla velocità, si sono avvicinati per un controllo. Alla vista del pattugliatore delle Fiamme gialle, Maiorano ha tentato di evitare i controlli dando maggiore potenza ai motori. Alla fine, però, i finanzieri sono riusciti a bloccarlo. A bordo c’erano 17 uomini, tre donne e un minorenne. Lo scafista, su disposizione del sostituto procuratore Antonio Negro, è stato accompagnato in carcere. Risponde di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’imbarcazione, priva di documentazione e di segni distintivi, è stata sequestrata.
L’indagine, però, è stata solo avviata. Sono ancora tanti i tasselli mancanti: partenza, prezzo e destinazione. Desta però scalpore il coinvolgimento diretto di salentini nel business nella tratta di migranti. Non più solo come fiancheggiatori pronti a fornire un supporto logistico dopo lo sbarco. Adesso tornano a fare gli scafisti. Per colpa della crisi come ha confessato lo stesso Maiorano.
Eppure il Procuratore Capo Cataldo Motta nella sua ultima relazione aveva smorzato l’allarme migranti. “Nell’anno giudiziario 2013/2014”, infatti, scrive Motta, “c’è stato un calo considerevole dei rintracci, forse effetto del mutato atteggiamento della Grecia che, da un paio d’anni, ha tentato in qualche modo di interrompere o almeno arginare il flusso continuo di emigrazione dalle regioni del Medio Oriente verso il Nord-Europa”. Con l’arresto di Maiorano, però, sembrerebbe che la crisi morda e incida anche sulle scelte criminali.
Francesco Oliva