LECCE – Il posto è sempre lo stesso: il Santa Lucia di Lecce, l’ex cinema a cui molti leccesi sono sentimentalmente legati e che la sinistra vuole trasformare in luogo d’idee e d’incontri. La scena è sempre la stessa: Michele Emiliano e Dario Stefano che fanno il loro ingresso trionfale a braccetto (con quasi due ore di ritardo rispetto all’inizio previsto per le 19:30) come è avvenuto nei giorni della sagra del programma. Questa volta il governatore è attento a non dare fuoco alle polemiche, almeno a livello locale. Così comincia esaltando i dieci anni di Vendola, «che hanno reso la Puglia famosa nel mondo e che hanno dato ai pugliesi più autostima». Le critiche alla sanità, alla gestione della materia ambientale e dell’agricoltura da parte della Regione Puglia sono in soffitta: sono gli ultimi giorni di campagna elettorale, ma il clima è disteso. È tutto cambiato. Non è come dieci o anche cinque anni fa: non si riempiono più le piazze. Non si chiude in piazza Sant’Oronzo, come quando Vendola riempiva tutti i posti dove andava a parlare. C’è meno entusiasmo, più strategia, più anime differenti sotto il cemento di un leader carismatico.
Emiliano spiega che il suo è il centrosinistra classico, tanto classico che chiama sul palco a parlare perfino Salvatore Ruggeri, segretario centrista, che poi, tutto sommato, non è uno scandalo, visto che Stefano è un ex dell’Udc, folgorato sulla via del vendolismo. «Ringrazio Totò Ruggeri, che ci ha aiutati e ha fatto saltare l’alleanza con Ncd, che non li avrebbe portati da nessuna parte, come si è visto» – chiosa dal palco il segretario del Pd. Emiliano promette una nuova legge elettorale, se dovesse vincere, che permetta la partecipazione nelle liste del 50 per cento delle donne e che imponga le primarie per la scelta dei candidati. «Così risolveremo il problema anche alla destra e non si litigheranno più»- ironizza il candidato governatore. Tra i primi interventi quello sulla xylella: una task force di ricercatori e istituzioni. Insomma tanti progetti, mentre Stefano invita a non rilassarsi troppo, perché le urne fanno sorprese e poi giura lealtà al Gladiatore.
Ma ci sono state anche le stoccate rivolte a Renzi: Emiliano spiega che continuerà a dire che il decreto sulla scuola non va bene e che il dirigente con tanti poteri è un errore. Insomma, il candidato governatore fa il cane sciolto, critica il governo e promette di dare filo da torcere per tutto quello che riguarda il Mezzogiorno. Lo dice apertamente che da Roma qualcuno ha provato a innescare polemiche pericolose, proprio negli ultimi giorni di campagna elettorale, con l’intento di danneggiarlo. I vertici del Pd non hanno gradito le sue posizioni antigovernative sciorinate sui media nazionali: proprio per questo il premier non si è fatto vedere. Emiliano non fa una grinza e prova a dribblare le polemiche sugli incandidabili con una frase tagliente: «Facciamo quello che ci dicono da Roma, anche se non capiamo i tempi e i modi».