ARADEO (Lecce) – Ammontano a circa 80mila euro le richieste di risarcimento formalizzate nell’ambito del processo a carico dei titolari dell’ “Istituto Popolare Salentino” di Aradeo. Ieri si è celebrata la prima udienza dibattimentale nell’ambito della quale hanno chiesto di potersi costituire parte civile sette risparmiatori. Si tratta di pensionati, piccoli imprenditori e braccianti agricoli che avevano aperto presso la finanziaria un libretto di risparmio.
Medesima richiesta è stata avanzata anche dall’Associazione Antiracket di Trani. Sotto processo sono finiti Carmine Minerba, 83 anni, presidente dell’istituto; il figlio Antonio, ex consigliere ed ex assessore comunale, la nuora Aurora Pepe; il nipote Massimo Minerba e tre dipendenti Roberto Giuri, Anna Maria Catalano e Anacleto Agostino Imperiale. I reati contestati a vario titolo dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Alessio Coccioli sono quelli di associazione a delinquere finalizzata all’usura e all’estorsione. Imperiale e Catalano, però, rispondono solo del reato di esercizio abusivo dell’attività bancaria. Minerva e Giuri finirono agli arresti domiciliari il 5 giugno di un anno fa a seguito delle indagini condotte dai militari del Nucleo di polizia tributaria.
Gli accertamenti vennero avviati nel 2008 grazie alla denuncia di due imprenditori del posto esasperati dalla continue richieste di pagamento. I giudici della seconda sezione penale hanno disposto un rinvio al prossimo 14 ottobre per permettere ai difensori degli imputati di formulare eventuali opposizioni nei confronti delle parti civili. In quella sede il Tribunale si pronuncerà anche sull’ammissione della loro costituzione.
F.Oli.