Esistono connessioni dirette tra il batterio xylella fastidiosa e il disseccamento degli ulivi, che sta distruggendo migliaia di piante in Salento: è questa una delle conclusioni a cui è giunto lo studio effettuato dal Cnr in collaborazione con il Centro di scienze del suolo dell’Università di Bari e l’istituto Basile Caramia di Locorotondo. Il progetto pilota è stato finanziato dall’Efsa (l’agenzia per la sicurezza alimentare dell’Unione Europea) e condotto sia in campo che in laboratorio.
L’inoculo del batterio è stato effettuato in condizioni controllate, ovvero lasciando fuori qualunque elemento che potesse diventare concausa del disseccamento, con il risultato che, dopo dodici mesi, molte piante presentavano sintomi di disseccamento.
Secondo gli scienziati che hanno condotto lo studio, questo proverebbe il nesso di causalità tra l’infezione da xylella e la malattia degli ulivi. Gli esperimenti hanno inoltre confermato che l’insetto vettore del batterio e’ la sputacchina, molto diffusa in Puglia, che vive sull’ulivo ma anche su altre piante come oleandro, mirto e varie ornamentali.
Per Giuseppe Stancanelli, capo dell’unità Salute di animali e piante dell’Efsa, “si tratta di un importante passo avanti, perchè siamo così in grado di colmare le lacune sulla pianta ospite e sull’epidemiologica del ceppo pugliese”. Gli studi condotti dagli scienziati italiani hanno riguardato anche la resistenza delle diverse varieta’ di ulivo alla xylella fastidiosa.
E’ emerso che la tipologia “cellina di Nardo'”, una delle piuù comuni in Salento, risulta facilmente aggredibile dal batterio, mentre altre specie (coratina, leccino e frantoio) sembrano opporre maggiore resistenza alla colonizzazione.