Chi fa della sua opera prima un capolavoro, può rivelarsi talvolta una chimera.
Non è così per Paolo La Peruta, che dopo il successo di “Per Giove”, ritorna con il sequel “Senza Pace”.
Non c’è pace per Pietro Sicuro né per l’ispettore Pace, che vedremo qui in un ruolo del tutto insolito.
Ritorna quindi, questa volta edito da Manni, il ristoratore più inseguito dai guai che la letteratura conosca, e Paolo La Peruta ci mette dentro tutta la sua genialità, l’ironia, e l’assurdo che rendono questa storia così appassionante. Quello che ci piace, di Paolo, è soprattutto la sua cura nello scegliere le parole, l’attenzione riservata alla narrativa che – spiace dirlo – è pregio di pochi. Ed è anche questo che fa affezionare il lettore alle figure di Pietro e Sandro, di Pace e Calò, quattro personaggi completamente diversi tra loro che la mano dello scrittore ha messo insieme per smascherare loschi intrighi.
Alt! Novità del romanzo è l’introduzione di Pietro al sacro sport del mare, il surf, che lo scrittore stesso pratica da un po’di tempo a questa parte: con che risultati non lo sappiamo, ma possiamo scoprire di pagina in pagina come se la cava Pietro su una tavola da surf fra le onde dei mari che circondano il nostro caro Tacco. perché è importante? Perché è in questi dettagli che Paolo ci trasmette un senso di libertà e serenità, in mezzo ai guai in cui si caccia. Un senso di libertà che farebbe bene a tutti, anche a chi non è prossimo dal prendersi una pallottola in petto.
Ok, ora ci arrivo. Ci arrivo alla trama, perché è a quella che anelate. C’è Pietro Sicuro che dopo le peripezie del primo romanzo non vuole altro che vivere una vita tranquilla tra la sua caffetteria e la sua amata Elisa, con incursioni periodiche dei saggi genitori napoletani in pensione e della famiglia della sorella. Non c’è niente che vada storto, finché non viene contattato dall’ispettore Pace. Pace non è il duro di un tempo, si trova in un letto d’ospedale in fin di vita. E si può dir di no ad un uomo che sta morendo? Da questa risposta nasce tutto il resto del romanzo, con una trama fittissima che si riesce a districare, con maestria, solo nelle ultime pagine. Perciò, leggetelo, mettetevelo nella borsa, portatevelo al mare, in autobus e al bar: è di quei romanzi che vanno bene per tutte le ore, che vi faranno spalancare gli occhi per la suspance e ridere di gusto per le battute del nostro Pietro…che sono decisamente migliorate!
E poi La Peruta ha avuto davvero un’idea niente male: per non annoiare lettori e curiosi con le solite presentazioni della serie “quanto c’è di autobiografico in questo romanzo?“, ha inventato il laboratorio “Come (non) scrivere un giallo” che si sviluppa in due ore durante le quali lui racconta come nasce un giallo, in tutte le sue fasi e dopo aver discusso al riguardo, i partecipanti diventano protagonisti passando subito dalla teoria alla pratica. Per restare aggiornati su queste presentazioni, vi consiglio di seguire la pagina ufficiale del romanzo: www.facebook.com/SENZA-PACE
Ilaria Pellegrino