LECCE – Il clan brindisino si riforniva di droga anche tramite canali di approvvigionamento del leccese. L’indisponibilità di droga ha generato una frenesia di ricerca tanto che due indagati si attivavano per ravvivare la loro attività criminosa. Tanto risulta dal contenuto delle conversazioni dalle quali appare chiaro che essi avrebbero incontrato il fornitore nei pressi di un hotel di Lecce e che il trasporto della droga sarebbe avvenuto con la modalità della staffetta organizzata con il ricorso a tre autovetture: una utilizzata per il trasporto dello stupefacente e le altre due con la funzione di rilevare la presenza di eventuali pattuglie delle forze dell’ordine.
In una telefonata del 14 maggio del 2013 Giuseppe Perrone contatta telefonicamente Matilde Reina alla quale confida che si sta recando in un posto e che avrebbero utilizzato tre autovetture, affermando testualmente: “No, no, non è il problema dei soldi, il problema è che devo andare e mi sto rompendo …, oddio andiamo con tre macchine, pero”. E rivela di aver incontrato occasionalmente una sua conoscente che, a suo dire, avrebbe avuto un incontro “clandestino” nei pressi dell’Hotel … di Lecce, sostenendo testualmente “dai ma puoi avere un incontro clandestino all’hotel …. Matì (Matilde)” … “Ma io non avrei voluto vedere io, io ho tagliato per andare là dietro che dovevo andare in una stradina e questa qua stava al centro e sì è spaventata… (vettura in uso a Giuseppe Perrone)”.
La prova che la “trasferta” a Lecce avesse consentito agli indagati di rifornirsi di stupefacente si aveva dal contenuto dei messaggi inviati subito dopo da Lasalvia ai suoi clienti con i quali li informava di “essere ritornato in gran forma” fissando con loro appuntamenti e ricevendo richieste di dosi: “Sono ritornato in gran forma vola. Se vuoi”.
F.Oli.