CASARANO (Lecce) – Spacciandosi per carabinieri del Nas, contattavano telefonicamente le loro vittime e le minacciavano di puntigliosi controlli, pesanti sanzioni amministrative o di chiudere la loro attività, convincendole infine a trovare un accordo in danaro, che intascavano prima di sparire dalla circolazione.
Con questo modus operandi, marito e moglie sarebbero riusciti ad estorcere soldi ad almeno cinque anziani commercianti di animali – nei comuni di Diso, Melissano, Tricase, Poggiardo e Calimera – ma il sospetto degli investigatori è che le vittime siano anche di più: la coppia di coniugi, infatti, potrebbe avere allargato il giro anche a commercianti di olio e di alimenti. E per questo motivo le indagini non sono affatto concluse.
In carcere, con le accuse di estorsione aggravata e sostituzione di persona, sono finiti i coniugi Luigi Bevilacqua e Caterina Bevilacqua, di 44 e 37 anni, entrambi già noti, raggiunti nelle scorse ore dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Cinzia Vergine, su richiesta del pubblico ministero Giovanni Gagliotta.
L’operazione – ribattezzata “Cavallo di Troia” – è stata portata a termine a quattro mani dai carabinieri del Nas, il nucleo antisofisticazioni e sanità dell’Arma, e dai militari delle compagnie di Casarano e Tricase, comandate rispettivamente dai capitani Clemente Errico e Simone Clemente.
Ecco come avveniva l’estorsione. La donna, fingendosi un medico del Nas (talvolta si presentava come la “dottoressa Pepe”, talvolta come la “dottoressa Pagliarulo”), contattava telefonicamente i commercianti ai quali, in passato, il marito – che continua a gestire una stalla di sosta – aveva venduto equini. Anticipando un’ispezione dei carabinieri, quindi, prefigurava loro l’elevazione di multe ed altri provvedimenti. Poi, con la complicità dello stesso consorte, le induceva a consegnare ingenti quantità di denaro, anche in più riprese.
Il primo episodio contestato alla coppia risale al dicembre 2015, quando l’ignaro acquirente di un cavallo è stato contattato dalla falsa dottoressa dei Nas, per informarlo della elevazione di una multa a suo carico per seimila euro – da pagare entro la mezzanotte – a causa dell’acquisto “irregolare” dell’equino dal signor Luigi Bevilacqua. Minacciando “controlli nella stalla con tutte le conseguenze del caso”, la donna gli aveva quindi proposto di chiudere la faccenda pagando mille e 500 euro in solido col venditore, per poi concludere “l’accordo” per la somma di 450 euro. A ritirare i soldi – come era stato spiegato telefonicamente alla vittima – sarebbe stato lo stesso Bevilacqua, fungendo da “intermediario” tra i commercianti di animali ed i carabinieri.
Dopo neanche un paio d’ore, però, la vittima è stata contattata nuovamente dalla sedicente dottoressa dei Nas, per spiegare che “gli uffici di Roma non avevano accettato il pagamento, in quanto il computer non riconosceva tale importo essendo inferiore a quello del verbale originario”. Sicché, per evitare l’irrogazione della multa più corposa, aveva accettato di pagare l’ulteriore somma richiesta di 350 euro. Ma i due ci avevano preso gusto. E così, nella stessa serata, hanno ricontattato il malcapitato acquirente dell’equino, riferendogli la mancata accettazione del pagamento e pretendendo da lui altri soldi, per evitare di pagare il verbale più oneroso.
Qualche settimana dopo, con le medesime modalità, a farne le spese è stato un altro titolare di una stalla, che il 2 gennaio scorso ha ricevuto una telefonata dalla falsa “dottoressa”, venendo accusato di irregolarità nella vendita di un cavallo sempre al Bevilacqua. Conoscendo le specifiche vicende contrattuali ed i dettagli della transazione, la sedicente dottoressa aveva dimostrato competenze tecniche che avevano indotto la vittima a darle credito. E soprattutto danaro: 750 euro in un caso, 500 in un altro. Altrimenti sarebbe stato sanzionato con una multa di 16mila euro.
I coniugi Bevilacqua, davanti al rifiuto della vittima di pagare ulteriori 480 euro (scontati a 380), non avrebbero esitato ad usare toni minacciosi: “Devi versare i 480 euro che ti chiediamo! Stai molto attento, che se veniamo noi a fare un controllo alla tua stalla, sono dolori per te!”.
Ad un’altra anziana vittima di Calimera, anche lei contattata con la stessa modalità, invece, gli è stata contestata la vendita di un cavallo, senza averlo preventivamente sottoposto ai previsti accertamenti sanitari. La multa di 2mila e 200 euro sarebbe stata bloccata se, entro le 8.30 del giorno successivo, fossero stati consegnati 800 euro in contanti nelle mani “dell’esattore dei carabinieri” – cioè il Bevilacqua – di cui forniva il recapito telefonico.
Avendo proposto un appuntamento scomodo per la consegna dei soldi, marito e moglie hanno accettato il pagamento tramite vaglia postale, rincarando la dose e le pretese economiche il giorno successivo: altri 480 euro, anziché 600, purché il pagamento fosse stato effettuato con immediatezza. È stato a questo punto che la vittima, forse nutrendo qualche sospetto, si è rifiutata di fare il nuovo versamento ed ha informato i carabinieri (quelli veri). D’intesa coi militari ha quindi dato appuntamento all’uomo per la consegna dei soldi, ma quest’ultimo non si è presentato.
Ad una quarta vittima, ancora, è stata contestata la mancata registrazione di un asinello e di un pony a suo nome. Per evitare una sanzione ed un’ispezione il giorno successivo, entro le 12 avrebbe dovuto versare mille e 700 euro, altrimenti la multa sarebbe schizzata alla cifra di 12mila euro. Il danaro doveva essere consegnato a Casarano al signor “Caracciolo”, ossia al Bevilacqua.
Soltanto una vittima non ha abboccato al raggiro. Contattata dalla sedicente “dottoressa Pagliarulo del Nas di Bari”, era stata informata di alcune irregolarità relative alla vendita di un equino da parte del suo defunto padre ed “invitata” a pagare mille e 700 euro entro le 10 del mattino, altrimenti la sanzione sarebbe lievitata fino ai 16mila euro. Non convinta di quella telefonata, tuttavia, ha denunciato tutto e subito ai carabinieri.
Avvalorate dalle analisi sui tabulati telefonici e sui vaglia postali, nonché supportate dal riconoscimento fotografico da parte delle vittime, le indagini degli investigatori dell’Arma hanno consentito di stringere il cerchio sui coniugi Bevilacqua, arrestati in mattinata e ristretti presso la casa circondariale di Borgo San Nicola.
Nella loro abitazione e nella loro auto, i carabinieri hanno rinvenuto e sequestrato alcune copie di pagamenti mediante bollettino postale, che erano stati falsificati ed intestati a “Nas di Lecce – Nucleo operativo”. Si tratta di falsi bollettini che i due avrebbero esibito alle vittime, quando queste ultime nutrivano qualche dubbio e pretendevano l’esibizione di una ricevuta.
Durante la perquisizione, inoltre, sono stati rinvenuti anche due “passaporti” equini, appartenenti ad altrettanti cavalli che sarebbero stati venduti dal Bevilacqua, in assenza delle prescritte comunicazioni all’autorità sanitaria. Chi di multa ferisce, di multa perisce: marito e moglie, infatti, per questo motivo, dovranno anche pagare una sanzione pari a mille e 200 euro. Entrambi sono difesi dall’avvocato Roberto Bray.