TORCHIAROLO/TREPUZZI (Lecce) – I soldi per sostenere le spese legali dell’amico detenuto, un complice presunto delatore, un giro di armi su cui si allungano le mani della criminalità organizzata. Gli arresti di Paolo Guadadiello e di Marco Maggio, rispettivamente di 29 e 26 ani, residenti a Torchiarolo e Trepuzzi, squarciano il velo su un pezzo di criminalità locale e su intrecci ancora tutti da esplorare. Le intercettazioni raccolte dai carabinieri in carcere consentono di svelare inediti retroscena. Dopo l’arresto del presunto custode (Marco Del Vecchio, 58enne di Torchiarolo) gli investigatori raccolgono le conversazioni con la moglie in carcere. Ed emerge come il mantenimento della famiglia di Del Vecchio doveva essere garantito da Guadadiello.
Nel corso delle indagini è saltato fuori che nei mesi immediatamente successivi veniva fatta recapitare soltanto la somma di 400 euro ritenuta dalle persone intercettate del tutto insufficiente e inadeguata anche solo per le spese legali e mediche indispensabili per la possibile scarcerazione di Del Vecchio. Le conversazioni dimostrerebbero come il 58enne di Torchiarolo si fosse assunto il compito di custodire le armi per conto di non meglio specificati terzi e che proprio costoro fossero, in definitiva, i responsabili della sua carcerazione e della conseguente situazione di indigenza patita dai familiari.
Nelle conversazioni si faceva riferimento ad un “fratello” per tratteggiare il profilo di chi avrebbe dovuto garantire il sostentamento poi identificato in Paolo Guadadiello. Dopo un sequestro di circa 20mila euro da parte della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce, però, Guadadiello non può garantire il contributo. In una conversazione con una parente il 29enne di Torchiarolo commenta: “Me li ha dissequestrati Brindisi e me li ha sequestrati Lecce…che non mi rompessero le ….. che sto nero eh … che mi lascino stare un po’ perché gli do mazzate”. Nelle intercettazioni, poi, si fa riferimento ad un certo “Nano”. Chi è questo soggetto? Per gli investigatori non ci sono dubbi: si tratta dell’appellativo con cui è conosciuto Marco Maggio per la sua bassa statura.
Dalle dichiarazioni di Del Vecchio, il 26enne trepuzzino si sarebbe comportato da delatore fornendo la soffiata giusta ai carabinieri per far trovare le armi. Maggio, infattii, fermato da una pattuglia delle forze dell’ordine venne trovato in possesso di una notevole quantità di sostanza stupefacente e a dire Del Veccio non finì in manette perché avrebbe barattato la sua libertà con una confessione sulla posizione delle armi sequestrate il 18 novembre di un anno fa. Del Vecchio rivela in carcere: “Quel ragazzo, quel ragazzo, il nano. Lo hanno preso a Surbo. Undici, undici grammi di cocaina, tredici grammi di fumo, sul giornale sta il nome, tutto quanto. Due rolex e mille e ottocento euro in tasca e non l’hanno arrestato. Come mai? C’è qualcosa di strano, tutti si sono fatti meraviglia nel carcere quando leggono i giornali. E com’è che questo non l’hanno carcerato? Caso mai è proprio lui che ci ha venduti a noi”. L’indagine non è chiusa. Gli arresti per armi hanno scoperchiato un pentolone maleodorante e traboccante di ulteriori segreti ancora tutti da scoprire.
Francesco Oliva