LECCE – Non c’è pace nell’Unisalento: brucia ancora tra gli uomini di Laforgia il «tradimento» di Vincenzo Zara, che, dopo essere stato supportato dalla squadra dell’ex rettore, ha deciso di allontanarsi nettamente. Oggi, in molti si sentono epurati. Le polemiche investono come uno tsunami l’Università del Salento: prima le mail roventi del nucleo di valutazione, poi gli errori negli elenchi per le votazioni del Senato accademico fanno crescere il clima di tensione tra ex alleati. In questi giorni è finito sul tavolo del rettore il problema dei votanti per le elezioni del senato accademico: alcuni professori denunciano irregolarità diffuse. Il guaio è che gli elenchi sbagliati, secondo alcuni professori, hanno determinato l’esclusione di alcuni uomini di Laforgia: un episodio che ha alimentato sospetti e arroventato ancora di più il clima.
Le tensioni sono esplose nuovamente in occasione delle dimissioni di cinque componenti su sette del nucleo di valutazione dell’Università. In queste ore è stata convocata una seduta straordinaria del Senato accademico per discutere della vicenda. Ci sono delle mail infuocate che accusano il rettore di scelte politiche alla base delle sue decisioni, quindi, tra le righe, si leggono accuse di epurazione. «Magnifico rettore, leggiamo con profondo imbarazzo le note e-mail inviate dal nucleo di valutazione, proff. Gorgoni, Amici, Colombo, Amato e Margiotta […] che pongono seri dubbi sulla scelta compiuta dal Senato»: è l’incipit di una lettera al vetriolo in cui alcuni professori commentano le dimissioni del nucleo di valutazione. La querelle nasce sulla base di un errore materiale: il nucleo di valutazione di un Ateneo, secondo le regole, viene nominato per quattro anni, ma per un errore, al momento della nomina, è stata inserita una scadenza irregolare di due anni. Sembra che Vincenzo Zara abbia preso la palla al balzo per mandare tutti a casa: nel nucleo di valutazione, infatti, c’è Marilena Gorgoni, una laforgiana di ferro.
Quindi, il sospetto degli uomini dell’ex rettore è che, attaccandosi a pretestuosi formalismi, l’attuale magnifico stia cercando di mettere in atto una vera e propria epurazione negli organismi che contano. Per molti si tratta di veleni post-elettorali mai sopiti e rivalità che esasperano ancora di più la situazione. Il rettore, nonostante sia palese l’errore materiale, è intenzionato a mandare a casa il Nucleo di valutazione, dopo due anni di attività, concedendo giusto una piccola proroga fino a luglio, per ultimare i lavori necessari ai fini di legge. La situazione, però, è paradossale, perché sulla base di questa scelta dovrebbe andare a casa anche una docente appena nominata (dopo solo sei mesi di attività) in sostituzione di un’altra che si è tirata indietro: la professoressa Amato, infatti, è stata incaricata dall’Università di Brescia di svolgere questo lavoro a Lecce fino al 2020.
Nelle dimissioni il nucleo di valutazione esprime un «senso di vergogna» per l’atteggiamento del rettore, che ha provocato l’irritazione anche di professori di livello nazionale, come Margiotta. Il Senato accademico, però, insieme al rettore vanno dritti per la loro strada: alla «scadenza erroneamente indicata», si attiveranno per nominare un nuovo nucleo di valutazione. «Ci sembra un’ulteriore prova del fatto che la decisione presa da alcuni senatori sia stata basata su presupposti estremamente discutibili, come la concessione della prorogatio ex lege. E comunque che abbia il sapore politico di una volontà di disfarsi di questo nucleo di valutazione» – tuonano i docenti.
Patrizia Guida, Antonio Grieco, Cecilia Bucci e Gloria Politi danno un significato inequivocabilmente politico alla scelta del rettore e del senato, inoltre spiegano che questo atteggiamento «sta minando la credibilità dell’Ateneo a livello nazionale»: quindi, proprio ieri, hanno chiesto di riconvocare il Senato per discutere nuovamente l’argomento. La commissione statuto si era già espressa sulla questione: i decreti di nomina con scadenza diversa da quella quadriennale sono un errore. Inoltre, la nomina della professoressa Amato, in sostituzione di una collega, fatta dall’Università di Brescia per quattro anni, conferma la tesi dei dimissionari. Dunque, non ci sarebbe stato nulla da interpretare, ma solo da confermare il Nucleo di Valutazione per due anni altri, come previsto dalla legge: queste sono le riflessioni in una mail inviata a giugno da parte di un Nucleo di valutazione imbestialito anche per la «scarsa collaborazione istituzionale e il ripetuto e ‘diffuso’ mancato rispetto del proprio ruolo».
Il Senato accademico dell’Università del Salento, insomma, avrebbe messo in pratica una forzatura, con la complicità di Zara, secondo i professori. «Il rincrescimento – spiega Umberto Margiotta, uno dei più importanti e preparati professori e valutatori in Italia, che si rivolge a Zara dandogli del tu con una mail che annuncia le dimissioni – è dovuto al fatto che (a fronte di una ripetuta e manifesta lealtà istituzionale espressa unitariamente ed efficacemente dal Nucleo di Valutazione in tutti i suoi lavori) la governance dell’Ateneo abbia deciso di adottare una procedura formalistica e contraddittoria, che di fatto suona come una decadenza dell’intera compagine […]. Il problema, come sai, non è né giuridico né procedurale, ma squisitamente politico».
I componenti del Nucleo di valutazione ritengono la prorogatio per ultimare i lavori inapplicabile e per protesta si sono dimessi. I componenti del NVA sono nominati/designati dal Senato accademico per quattro anni, attraverso una procedura che è diversa rispetto a quella degli organi che vengono eletti: quindi, se il Senato ritiene scaduto il mandato in data 29 maggio 2016, non è possibile adottare alcun provvedimento a pena di nullità. La questione resta la stessa: prorogare è un atto non regolare, secondo i professori, dunque o si ritiene che l’organo sia stato nominato per 4 anni o tutti a casa. La presa di posizione dei professori del Nucleo di Valutazione rischia di far saltare il parere sul conto consuntivo e la relazione annuale: un pericolo di non poco conto. Il professore Umberto Margiotta scrive a chiare lettere che si sente offeso e tirato dentro a una scelta politica. Insomma, la guerra in Ateneo tra le fazioni del vecchio e del nuovo rettore continua, tirando dentro anche grandi luminari.
Garcin