Poco più di 30 mesi fa l’allora Presidente della repubblica Giorgio Napolitano in una situazione di emergenza chiamò Matteo Renzi a formare il 63° Governo della Repubblica e gli dette un preciso mandato , fare le riforme costituzionali, la nuova legge elettorale, la riforma del lavoro e quella della Pubblica Amministrazione. Afferma in una nota Angelo Sirsi, responsabile del dipartimento per le riforme istituzionali della segreteria regionale del PD.
In così poco tempo il governo Renzi non solo ha fatto tutte queste riforme ma ha messo in moto il Paese sbloccando i cantieri e muovendo l’economia, ha dato vita all’autorità anticorruzione, la riforma del terzo settore è legge così come il “Dopo di Noi”, la legge sulle unioni civili, dove aveva fallito Rosy Bindi, ormai è storia. L’Italia finalmente ha ripreso il ruolo da protagonista che le spetta in Europa. Dovessimo elencare tutte le riforme realizzate da questo governo non finiremmo più di scrivere. Il PD dovrebbe recuperare l’orgoglio di essere l’unico grande partito ormai esistente in Italia e di avere nel suo Segretario Nazionale il Premier che sta realizzando tutto ciò. Invece è avvinghiato sulle invidie interne tra “correnti” e c’è chi rema contro a prescindere senza entrare nel merito delle questioni e ripete ostinatamente “se ne deve andare” . IL dibattito Nazionale e interno al PD è tutto concentrato giustamente sulla riforma principe, la riforma Costituzionale.
La nostra Costituzione ,per dirla con Benigni – continua Sirsi – è la più bella del mondo ma è indubbio che, a parte i principi fondamentali immodificabili, una parte di essa fu il frutto di compromessi all’interno dell’assemblea costituente , la seconda parte può e deve essere modificata per snellire l’iter parlamentare delle leggi, l’organizzazione dei poteri , la riduzione dei parlamentari con la conseguente riduzione dei costi. Riforme che la politica e gli Italiani chiedono da 40 anni. Il criterio a mio avviso con cui si deve valutare la riforma Boschi e la connessa riforma della legge elettorale dovrebbe essere il seguente: i principi fondamentali della nostra Costituzione dopo l’eventuale vittoria del si al Referendum verrebbero scalfiti? Le ragioni di ordine etico , civico e culturale fissate nella prima parte che si promette di fissare e perseguire finalità forti verrebbero meno? No nella maniera più assoluta.
La riforma Costituzionale odierna intende in realtà completare ciò che alla Costituente non si potè pienamente realizzare come spiega bene il Prof. Stefano Ceccanti nel suo volume “La transizione è (quasi) finita”. La riforma ha infatti al centro la revisione del bicameralismo paritario che sta alla base di due esigenze. La prima è la stabilizzazione dello Stato con un regionalismo forte dove il Senato diventa la camera delle regioni che è la vera chiave di volta del completamento del Titolo Quinto. La riforma del Titolo Quinto è quindi assicurata dai rappresentanti dei legislatori regionali in Senato.
La seconda è la stabilizzazione della forma di governo , anche grazie a norme elettorali che legittimino maggioranze certe che non debbano ricorrere a coalizioni eterogenee che non governerebbero ma ingesserebbero i governi. La Spagna è senza governo da un anno ed hanno chiamato gli elettori alle urne già due volte in dieci mesi. Il cuore della riforma sta nella rimozione di due camere che danno entrambe la fiducia al Governo. Siamo convinti che non sia la riforma perfetta, ma siamo altresì fermamente convinti che sia una riforma ragionevole ma soprattutto necessaria, ormai ineludibile. Una riforma che tra l’altro non fa venir meno nessuno dei contrappesi , né l’autonomia della Magistratura, né del CSM , né quella della Corte Costituzionale , né del Capo dello Stato né quello dei referendum .
La relazione tra combinato disposto della legge elettorale e riforma Costituzionale non c’entra assolutamente niente come hanno spiegato benissimo autorevoli commentatori come il Prof. Massari , il Sen. Pellegrino e l’ON. Massa. Se pertanto ci “liberiamo” dai fantasmi , se la minoranza PD smette di costituire surreali comitati per il no e l’approccio è di chi è consapevole di non approvare la riforma perfetta ma una riforma ragionevole che migliora la vita delle nostre istituzioni( e quindi degli Italiani) non possiamo che votare si convintamente al Referendum. Il consigliere regionale Abaterusso ieri ha risposto con veemenza al Vice ministro Bellanova forse perché quest’ultima nel suo intervento prima del Ministro Boschi ha detto delle cose su D’Alema che hanno colto nel segno. Ricordo al Consigliere che il Presidente del Consiglio in Italia lo elegge il parlamento, che la sentenza N.1 della Corte Costituzionale che ha dichiarato il Porcellum incostituzionale ha stabilito anche la piena leggittimità dell’attuale parlamento e infine che quanto a transfughi D’Alema è un esperto per essersene servito in passato da Premier in abbondanza.