LECCE – La Camera di Commercio non se la passa bene: le risorse diminuiscono e i tagli non permettono più di mantenere i livelli di una volta. Secondo alcune indiscrezioni, sono a rischio molti stipendi. Ora, però, c’è una consigliera che si è messa a fare le pulci a chi guida l’ente. “Che fine fanno i soldi pubblici gestiti dalla Camera di Commercio di Lecce?” – si chiede Roberta Mazzotta, che vuole accendere un faro sullo “strano caso della gestione economica da parte della Camera di Commercio di Lecce, con presunti danni erariali tra 250.000 e 400.000 euro l’anno, per almeno 10 anni”. “Costi esorbitanti e mancata trasparenza” – dice la consigliera Camerale Roberta Mazzotta – Mio dovere di Consigliere è quello di vigilare, me lo impone la mia responsabilità e il mio senso del dovere. È ora di fare chiarezza e di effettuare una vera sterzata nella direzione della moralità e dell’efficienza. Le aziende salentine meritano una classe dirigente all’altezza dei compiti”. 55mila e 200 ore di data entry sono state date in gestione al CSA di Taranto: si tratta di un servizio di certificazione e controllo fatto attraverso lavoratori esterni. L’affidamento dell’appalto a un consorzio di cui è socia anche la Camera di Commercio di Lecce ha consentito di fare tutto senza bando, nel lontano 2006.
La Consigliera Camerale di Lecce Roberta Mazzotta, ha inviato una lettera formale al presidente Alfredo Prete, ai consiglieri camerali, al Collegio dei Revisori, al Segretario generale, al presidente OIV l’organismo di vigilanza, nella quale chiede esplicitamente, e senza ulteriori ritardi, chiarimenti circa il Contratto col CSA (Consorzio Servizi Avanzati) della camera di Commercio di Taranto, di cui la Camera di Commercio di Lecce si avvale, stipulato nel 2006 e tutt’ora vigente.
L’affidamento dei servizi è avvenuto con una delibera di Giunta della Camera di Commercio di Lecce (n.61/2006) per un importo di circa 1,2milioni di euro l’anno. Nella delibera è indicato un costo orario per un impiegato di categoria B pari a 21,85 euro l’ora, ma dal bilancio del CSA e da una perizia fatta sui Contratti di lavoro applicati, risulta che all’epoca il costo orario di un dipendente della stessa categoria è pari a 13,95 euro l’ora. D’altronde se nel 2014 il costo dipendente per quella categoria è di circa 16 euro come faceva 10 anni prima a costare 21? “Facendo un po’ di semplicissimi calcoli l’Ente Camerale avrebbe dovuto spendere 770.040 euro l’anno e non 1.132.704 euro (quanto indicato in delibera); per cui allo stato dei fatti si tratta di almeno 362.000 euro in più di costi all’anno, che moltiplicato per i 10 anni di vigenza del contratto porta a maggiori costi per milioni di euro di soldi pubblici”.
Già nel 2006 il Collegio di Revisori aveva avanzato critiche rispetto a questo contratto (mancata indagine di mercato, pratica di lavoro interinale senza limiti di spesa, contrasto con le norme vigenti in materia contrattuale), e anche i successivi Collegi dei revisori si rimettono al giudizio del Collegio del 2006. Tuttavia, a quanto risulta dagli atti, posto che nessuna risposta è mai stata data in merito a questi aumenti di costi dalla Dirigenza, a tutt’oggi ci si trova nelle stesse condizioni di maggiori costi. “Sono esterrefatta rispetto a questo uso dei soldi pubblici, a questi costi esorbitanti – dice la consigliera Camerale Roberta Mazzotta -. Mio dovere è quello di contribuire a una gestione corretta dei soldi pubblici, per il solo fine dello sviluppo della cultura e della prassi d’impresa. Ma devo anche vigilare rispetto a possibili torsioni di legalità, me lo impone la mia responsabilità e il mio senso del dovere. Chi presiede e gestisce risorse pubbliche ha il dovere di agire nella legalità e nella trasparenza. È ora di fare chiarezza e di effettuare una vera sterzata nella direzione della moralità e dell’efficienza. Le aziende salentine meritano una classe dirigente all’altezza dei compiti”.
Garcin