MAGLIE (Lecce) – Corse clandestine di cavalli dopati su tracciati stradali urbani spesso interdetti al traffico. Con tanto di telecamere per riprendere le gare. Una presunta associazione avrebbe gestito il business, il flusso di denaro e la cura spesso “maniacale” dei cavalli sottoposti a cicli di sostanze dopanti per elevare le prestazioni. I componenti dell’ipotizzato sodalizio sono finiti sotto processo. Il gup Stefano Sernia ha rinviato a giudizio 18 persone: Fabrizio Picca, detto “Paghiara”, 49 anni, di Racale; Salvatore Lezzi, alias “Tonino”, 41, di Taviano; Salvatore Capone, detto “Totò”, 52, di Taurisano; Ettore Manni, 51, di Taurisano; Quintino Tamborrini, 56, di Neviano; Cosimo Ilario Picca, detto “Ilario”, 45, di Taviano; Vincenzo Astore, detto “Mimino”, 56 anni, di Racale; Piero Alemanno, detto “Piero”, 56, di Gallipoli; Claudio Dell’Anna, detto “Claudio di Nardò”, 53, di Nardò; Nicola Zuccaro, detto “Nicolino di Nardò”, 75, di Nardò; Amato Luciano De Luca, 60, di Scorrano; Cesare Gregorio Bruno, detto “Cesare”, 67, di Nardò; Amato Salvatore De Luca, 63, di Scorrano; Antonio Luigi Rinaldi, detto “Zingaro”, 44, di Taurisano; Filippo Schiavano, 33, di Taurisano; Vito Salvatore Seclì, 51, di Taurisano; Luigi Rausa, 46, di Scorrano.
Il processo si aprirà il prossimo 6 febbraio dinanzi ai giudici della seconda sezione collegiale. Il rischio prescrizione, però, incombe e potrebbe defalcare tutte le accuse nel corso dei vari giudizi mandando così in fumo un’indagine lunga e complessa. Al vaglio del gup, poi, un’istanza della difesa che ha chiesto la restituzione dei cavalli finiti sotto sequestro o quanto meno che i proprietari vengano nominati custodi giudiziari fermo restando il divieto di gareggiare. Gli imputati rispondono di associazione a delinquere, maltrattamento di animali, manifestazioni vietati, divieto di combattimento di animali. Amato Luciano De Luca, Piero Alemanno, Vincenzo Cosimo, Salvatore Capone, Luigi Rausa e Salvatore Capone rispondono di aver occupato arbitrariamente l’ippodromo in disuso di proprietà comunale.
L’indagine, condotta dagli agenti della Squadra mobile di Lecce e dai colleghi della Forestale coordinati dall’allora procuratore aggiunto Ennio Cillo, consentì di smantellare il presunto sodalizio che aveva impiantato come base per le gare le campagne tra Scorrano e Maglie e nell’ex ippodromo conosciuto come “pista di Maglie”. L’organizzazione (da ritenersi solo presunta) gestiva le gare e la riscossione delle scommesse. Un circuito illegale che avrebbe alimentato il giro di affari finito nelle mani di pochi. Il ruolo apicale di questa organizzazione a struttura verticistica sarebbe stato ricoperto da Salvatore Capone, indicato dagli inquirenti come il leader capo. Avrebbe funto da punto di riferimento per gli altri associati e gestito la somministrazione di medicinali agli animali in preparazione della gara.
Inoltre Capone avrebbe svolto anche il ruolo di “cassiere” ritirando le somme di denaro per le iscrizioni alle gare e gestendo il flusso di scommesse. A subire le conseguenze peggiori sarebbero stati gli animali. I cavalli sarebbero stati costretti a gareggiare dopo corposi trattamenti consistenti nella somministrazione di sostanze dopanti. In alcuni casi, sui cavalli venivano iniettati medicinali per potenziarne le capacità e non far percepire il dolore. Le corse vennero bloccate con un blitz in una pista di Scorrano dove si stava svolgendo l’ennesima gara con cinque cavalli. Sotto sequestro finirono così la struttura e gli equini. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Luigi Corvaglia, Francesco Fasano, Luigi Greco, Sonia Santoro, Silvio Caroli, Pasquale Scorrano, Stefano Stendardo, Giuseppe Bonsegna, Dimitry Conte, Americo Barba, Maria Greco, Biagio Palamà, Mario Blandolino, Federico Martella e Giancarlo Vaglio.
F.Oli.