LECCE – Una condotta ben lontana dal codice deontologico, con un grave danno per le vittime e che, in termini spicci, svilisce una professione nobile come quella dell’avvocatura. Nelle ventisette pagine dell’ordinanza di custodia cautelare a fondamento dell’intero impianto accusatorio, il gip Cinzia Vergine parla di “cinismo e pervicacia” dei due indagati, etichetta Francesco D’Agata come “il deus ex machina della truffa” e non si esime da una valutazione sulla professione forense. Batte, infine, su un fronte investigativo ancora tutto da esplorare: ci sono altri casi di truffa compiuti da soggetti ancora non usciti allo scoperto?
Ma andiamo con ordine seguendo il ragionamento e le valutazioni del giudice. Per il gip i fatti sono gravissimi e gettano un’ombra su un’intera professione “nobile come quella dell’avvocatura, il cui ministero è essenziale all’affermazione dei valori di giustizia ed il cui vulnus è evidente per tutta la categoria e determina un costo irrimediabile anche in ordine al ruolo della professione nel sistema della giustizia”. I due indagati avrebbero agito esibendo “pervicacia e cinismo” manifestando una “competenza” vocata soltanto al raggiungimento di profitti personali disconoscendo la missione della professione esercitata”.
D’Agata e Garrisi non avrebbero esitato a dimostrare una spregiudicatezza approfittando della situazione di svantaggio delle due clienti perchè, sottolinea il gip, “hanno avuto, solo alla fine, la lucidità di reagire ai soprusi”. Ecco perché, nel capitolo riservato alla valutazione delle esigenze cautelari, la misura più idonea alla gravità dei fatti sarebbe rappresentata dal carcere. Né i domiciliari né un confinamento nel proprio domicilio con l’ausilio del braccialetto consentirebbero a D’Agata precisa il gip “di fare affidamento ad una sua resipiscenza né sulla sua spontanea adesione e sul conseguente rispetto di limiti e prescrizioni”. L’indagine , allo stato, è incardinata su un doppio binario investigativo rappresentato dai tanti coni d’ombra sollevati dagli inquirenti e recepiti dal gip che, “le richieste di pagamento con bonifici su conti diversi intestati a terzi”, annota il giudice, “lasciano intravedere scenari ancora più gravi e la necessità di completare ed implementare le indagini bancarie sin qui svolte”.
Inevitabilmente l’arresto dei due avvocati è stato oggetto di discussione e di commenti nel Palazzo di Giustizia tra i tanti colleghi. “Ho appreso la notizia dagli organi di stampa” dichiara la presidente dell’Ordine Roberta Altavilla. “In questo momento non so che dire. Siamo stati informati perché questa mattina sono state eseguite delle perquisizioni negli studi dei due colleghi e la procedura prevede che venga informato anche l’Ordine”. “Per il resto”, prosegue la Presidente degli avvocati di Lecce, “mi pare prematuro rilasciare qualsiasi commento. C’è un’indagine e confido nella magistratura. Di certo il mio augurio è che i due colleghi possano uscire completamente puliti ed essere scagionati”.
F.Oli.