GALATINA (Lecce) – Finisce sotto processo la presunta banda di cravattari che avrebbe agito all’ombra del clan Coluccia smantellata nel settembre del 2015 dalla Guardia di finanza di Lecce. Il gup Simona Panzera ha rinviato a giudizio venti imputati: Anacleto Chittano, 78, di Galatina; Anna Paola Dima, 43, di Melendugno; Emanuela Notaro, 40, di Galatina; Mario Notaro, 73, di Galatina; Antonio Gianluca Notaro, 44, di Galatina (figlio di Luciano altro imputato ndr); Luigi Nuzzaci, 65, di Galatina; Pantaleo Nuzzo, 53, di Taranto; Carlo Palumbo, 71, di Galatina; Francesco Palumbo, 44, di Melendugno; Massimo Palumbo, 51, di Melendugno; Patrizia Palumbo, 50, di Galatina; Lucia Santoro, 47, di Melendugno; Italo Scudella, 78, di Surbo; Fabio Sparapane, 29enne di Melendugno; Luigi Sparapane, 58, di Galatina. Sul banco degli imputati dal prossimo 6 febbraio dinanzi ai giudici della seconda sezione dovranno comparire anche cinque dipendenti del Comune di Galatina: Luciano Notaro, 71, di Lequile; Maria Antonica, 69, di Galatina; Biagio Luigi Garibaldini, 55, di Galatina; Maria Luce Maglio, 63, di Galatina e l’ex segretario comunale (ora in pensione) Angelo Antonio Calabretti, 71, di Galatina.
Sono accusati di truffa aggravata per chiamate con il telefono del Comune per fini personali e per assenze dagli uffici comunali. Nei loro confronti il Comune di Galatina si è costituito parte civile con l’avvocato Donato Mellone. In due, invece, hanno scelto di essere giudicati in abbreviato: Carlo Palumbo, 46, (figlio dell’omonimo Carlo) e Concetta Candido, 49, entrambi di Melendugno e difesi dall’avvocato Luigi Corvaglia. Il processo con rito alternativo che consente uno sconto di un terzo della pena si celebrerà il 30 gennaio. Al momento sono quattro le presunte vittime di usura ad essersi costituite parte civile ma il ristoro potrà avvenire anche nel corso della prima udienza a dibattimento avviato.
Gli imputati, a vario titolo, rispondono di associazione a delinquere, aggravata dalle modalità mafiose, truffa ai danni dello Stato, peculato, usura, esercizio abusivo della raccolta del risparmio, estorsione, turbativa d’asta e riciclaggio. Il modus operandi del sodalizio era piuttosto standardizzato. L’organizzazione, così come accertato dalle indagini coordinate dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia Alessio Coccioli e condotte dalla Guardia di Finanza di Lecce, individuava imprenditori in difficoltà per poi prestare denaro. Successivamente chiedeva indietro le somme a tassi tra il 121 per cento e il 183 per cento annui. I proventi dell’usura venivano utilizzati per finanziare attività commerciali dei parenti degli indagati oppure per acquistare immobili nelle aste allestite dal Tribunale di Lecce. Nel corso dell’indagine è emerso inoltre come il sodalizio stesse tentando di infiltrarsi anche nella gestione degli appalti pubblici, a cominciare dal servizio mensa per le scuole dell’infanzia di Galatina. Un appalto assegnato nel 2011 alla moglie di uno dei presunti capi grazie alla ipotizzata complicità di alcuni funzionari del Comune.
Nel collegio difensivo compaiono gli avvocati Antonio Savoia, Francesco Vergine, Carmine Gervasi, Americo Barba, Giuseppe Bonsegna, Vincenzo Napolitano, Carlo Congedo, Francesca Conte, Giovanni Gabellone, Marino Giausa, Viola Messa, Renata Minafra e Alessandro Stomeo.
F.Oli.