VERNOLE (Lecce) – Botte e minacce ai clienti insolventi. Uno spaccato di violenza. Un canovaccio andato avanti a più riprese. In alcuni casi riscossioni di denaro sotto forma di estorsioni. Il clan smantellato con l’operazione ribattezzata “Federico II” non avrebbe esitato a ricorrere alle maniere violente per recuperare i soldi della vendita di droga. In un’intercettazione alcuni indagati commentano entusiasti le percosse che Antonucci aveva inflitto in compagnia di Mario Mandurrino e Antonio Leo (tre delle persone arrestate) ad un cliente responsabile di non aver saldato il conto per una partita di droga acquistata.
In una conversazione del 2 maggio 2013 nell’abitazione della De Dominicis i presenti parlano del mancato pagamento di somme di denaro da parte di alcuni acquirenti. Antonucci dice: “Dobbiamo parlare o lo dobbiamo picchiare?”…”Sicuro che lo dobbiamo picchiare?”. Poi Antonio (presumibilmente Leto) aggiunge: “Gli ha dato un pugno in bocca e gli è uscito il sangue”. Quella stessa sera la Ingrosso manifesta particolare nervosismo perché l’autovettura promessa in prestito per andare a trovare il compagno Andrea Leo detenuto in Sicilia tardava ad arrivare e necessitava urgentemente di somme di denaro per affrontare il viaggio.
Dalla successiva conversazione emerge che la stessa Ingrosso aveva finalmente ricevuto la somma di denaro necessaria per affrontare il viaggio in Sicilia. A ciò aveva provveduto Sandro Antonucci che, a sua volta, aveva dovuto utilizzare la forza per imporsi nei confronti di qualcuno. Precisava la Ingrosso, rassicurando la madre di non avere più bisogno di denaro: “…Me li ha portati Sandro…Eh sì che lo dovevano “menare”…E’ normale…1500 euro. E’ normale che gli dovevano “menare”. Che dici che mi lascia impupazzata sino all’ultimo giorno?…Con i soldi nostri?”. Con questi bisogna che si comportino per forza così altrimenti non le capiscono le cose”.
F.Oli.