GALLIPOLI (Lecce) – Ha negato di aver mai minacciato Sandro Quintana ammettendo solo i litigi per entrare nelle discoteche. Si è svolto nelle scorse ore l’interrogatorio di garanzia di Marco Barba, il 43enne di Gallipoli, con un passato da collaboratore, arrestato sabato mattina a seguito di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Davanti al gip Simona Panzera, Barba ha riferito di non sapere nulla dei proiettili recapitati al politico gallipolino con una lettera disconoscendo la firma lasciata sulla missiva.
Il 43enne ha depositato poi un memoriale scritto di suo pugno. Nei prossimi giorni il suo avvocato difensore Paola Scialpi dovrebbe depositare richiesta di domiciliari per le precarie condizioni di salute di Barba acuite da uno stato di tossicodipendenza ormai cronico. Il 43enne risponde di stalking, tentata estorsione, detenzione di armi e munizioni comuni da sparo e materiale esplodente e danneggiamento seguito da incendio.
L’indagine è stata ribattezzata “Barbapapà”. Gli accertamenti sono stati condotti dai carabinieri della Compagnia di Gallipoli. Le denunce sporte dal consigliere di minoranza del Comune di Gallipoli, con un passato, dal 2009 al 2014, di consigliere provinciale e comproprietario del ristorante “Mare Chiaro”, hanno messo in moto le indagini. Le intimidazioni risalgono alla scorsa estate. Quintana e altri dipendenti del ristorante sarebbero stati avvicinati, intimiditi e costretti a cambiare le proprie abitudini di vita. Tanto che alcuni di loro avrebbero persino rinunciato ad entrare nel locale.
Alla base di questa campagna persecutoria sarebbe rinconducibile all’incapacità delle vittime di consentire, nel corso di più serate di fine estate, l’ingresso gratis di Barba nelle principali e più note discoteche gallipoline, grazie alle loro conoscenze con i gestori dei locali notturni. In alcune occasioni “Tannatu” ha esibito alle parti offese una pistola arrivando persino ad inviare anche due proiettili calibro 7,65.
C’è poi anche una richiesta estorsiva indirizzata a Quintana: una somma di denaro per poter acquistare un furgone adibito al trasporto di prodotti ittici. Il monitoraggio dell’utenza telefonica intestata a Marco Barba ha inoltre permesso di accertare il potenziale bellico a sua disposizione. Come riscontri all’attività tecnica, infatti, i carabinieri della Compagnia di Gallipoli, nel corso di due perquisizioni a fine settembre, hanno ritrovato due pistole con proiettili compatibili con il calibro inviato alle vittime; 8 ordigni esplosivi artigianali di varie forme.
La spregiudicatezza di “Tannatu” emerge poi da un altro episodio. Barba, infatti, confinato agli arresti domiciliari, avrebbe incendiato un’autovettura parcheggiata nei pressi della propria abitazione. L’inevitabile aggravamento della misura cautelare ha così portato nuovamente alla riapertura delle porte del carcere di Borgo “San Nicola” per Marco Barba.